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La rivoluzione francese (parte terza)

Questa pagina fa parte dello speciale:
La rivoluzione e Napoleone

-La Rivoluzione francese (parte terza)

Napoleone primo console
Robespierre



















Quando i montagnardi arrivarono al potere, la Repubblica conobbe dei pericoli estremi. L'insurrezione della Vandea, cattolica e realista dopo essere stata ripresa in mano dai nobili, si estese nell'ovest. Saumur e Anger vennero prese nel 1793, ma Nantes resistette. Delle rivolte realiste si svilupparono in Lozère e nella valle del Rodano.
I deputati girondini che poterono scappare alla repressione parigina, chiamarono alla rivolta contro Parigi nei dipartimenti sostenuti dalle autorità dipartimentali. Il 13 luglio, Jean-Paul Marat venne assassinato dalla federalista Charlotte Corday D'Armont.
Le frontiere furono invase dagli spagnoli a sud-ovest, dai piemontesi a sud-est, dai prussiani, dagli austriaci e dagli inglesi a nord ed all'est. Per scongiurare questi pericoli e sotto la pressione dei sanculotti, i montagnardi presero delle misure radicali.
Nel luglio 1793 la Convenzione Nazionale votò una costituzione molto democratica e decentralizzata, ratificata con un referendum. La Costituzione dell'anno I cercò di stabilire una vera sovranità popolare grazie a delle frequenti elezioni a suffragio universale, al mandato imperativo ed alla possibilità per i cittadini di intervenire durante il percorso legislativo. Ma questa Costituzione non entrò mai in vigore: infatti, il 10 agosto 1793 la Convenzione decretò che l'applicazione della Costituzione era sospesa fino alla pace.
Intanto, la Convenzione nazionale dovette fronteggiare i sanculotti parigini più radicali, capeggiati dal giornalista Jacques-René Hébert, fondatore del giornale dei rivoluzionari radicali "le père Duchesne", e dall'anziano sacerdote Jacques Roux, capo degli "arrabbiati". Il 4 ed il 5 settembre 1793, essi invasero la Convenzione nazionale ed ottennero la leva di un'armata rivoluzionaria incaricata di reprimere la controrivoluzione.
Venne costituito un governo d'eccezione, dominato dai montagnardi ed emanato dalla Convenzione nazionale. Il decreto del 10 dicembre 1793 decise che: "il governo sarà rivoluzionario fino alla pace". La convenzione nazionale assunse in principio tutti i poteri. Secondo la legge del 4 dicembre 1793, la Convenzione era l'"unico centro d'impulso del Governo".
Il principale organo del Governo era il Comitato di salute pubblica. Esso venne creato nell'aprile 1793 e fu dominato da Danton fino alla sua eliminazione, avvenuta il 10 luglio, poi da Robespierre. Il Comitato era composto da 12 membri rieletti tutti i mesi dalla Convenzione ed ognuno specializzato in un settore particolare, aveva l'iniziativa delle leggi, il potere esecutivo e quello di nominare i funzionari. Centralizzava il potere in un periodo particolarmente critico.
Dinanzi al pericolo, la Convenzione votò tutte le leggi che le venivano presentate dal Comitato di salute pubblica. La legge del 23 agosto 1793 sulla leva di massa permise di inviare sotto gli stendardi tutti i giovani celibi. Gli altri francesi dovevano partecipare agli sforzi della guerra fornendo l'equipaggiamento militare, grattando i muri delle cantine per raccogliere il salnitro indispensabile alla fabbricazione della polvere da sparo. Tutta l'economia francese fu riconvertita per la guerra. In breve tempo venne costituita un'armata di un milione di combattenti. Il numero e l'ardore al combattimento rimpiazzò l'esperienza di un'armata di mestiere.
Voluta dai montagnardi al potere, fu adottata per acclamazione dalla Convenzione e approvata, come la successiva costituzione del 1795, da un referendum popolare. Pur non essendo mai entrata in vigore a causa dell'emergenza imposta dalla guerra contro la prima coalizione, divenne punto di riferimento per il pensiero democratico del secolo successivo. Nella preliminare Dichiarazione dei diritti si affermavano nuovi principi quali la fraternità tra i popoli e il diritto dei singoli al lavoro, all'istruzione, all'assistenza, alla felicità, all'insurrezione. Sfavorevole alle prerogative del potere esecutivo (esercitato da un Consiglio di ventiquattro membri) di cui limitava pesantemente le competenze, privilegiava il corpo legislativo composto da una sola Camera, i cui membri erano eletti annualmente a suffragio universale. I cittadini potevano intervenire direttamente nell'attività legislativa attraverso referendum richiesti da almeno un decimo degli elettori delle assemblee primarie in metà dei dipartimenti.
Il Terrore
Fino al 1794 la Francia venne governata in modo dittatoriale dal comitato di salute pubblica di Robespierre che giustiziava senza processo gli oppositori. Egli aveva infatti fatto approvare la legge dei sospetti in base a cui la gente accusata di tradimento veniva ghigliottinata senza processo. La lista dei sospetti era molto estesa: vi rientravano i nobili, gli emigrati, i preti refrattari, i federalisti, gli speculatori e le loro famiglie. Essi dovevano essere imprigionati fino alla pace. Le società popolari, controllate dai sanculotti, ricevettero dei poteri di sorveglianza e di polizia. Nel periodo della dittatura di Robespierre vennero giustiziate migliaia di persone (17.000 solo a Parigi) a causa di questa legge e per questo venne chiamato periodo del terrore.
Maria Antonietta condotta al patibolo.
Durante questo periodo vennero giustiziati gli indulgenti e gli arrabbiati di Danton e Marat; il 16 ottobre 1793 anche la regina Maria Antonietta fu ghigliottinata.
Delle misure di scristianizzazione, spontanee o organizzate dai rappresentanti in missione, si estendevano a tutta la Repubblica. I preti refrattari furono uccisi. Anche quelli che avevano giurato la fedeltà furono costretti a lasciare lo stato ecclesiastico e a sposarsi, le chiese furono chiuse e furono abbattute numerose statue in nome dell'uguaglianza. Il 5 ottobre 1793 la Convenzione adottò il nuovo calendario rivoluzionario, che iniziava il 22 settembre 1792, giorno della proclamazione della Repubblica. I mesi erano di 30 giorni ciascuno, divisi in tre decadi. I sanculotti e gli hebertisti svilupparono il culto dei martiri della Rivoluzione. Robespierre fu molto ostile a questa politica di scristianizzazione: condannò l'ateismo e fece votare una legge che riconosceva l'immortalità dell'anima.
Per calmare il malcontento della popolazione cittadina toccata dalle difficoltà di approvvigionamento, dall'aumento dei prezzi delle derrate alimentari e dalla svalutazione degli assegnati (la carta moneta emessa durante la Rivoluzione), il Comitato di salute pubblica mise in piedi il Terrore economico: a partire dal 27 luglio la Convenzione votò la pena di morte contro gli accaparratori, cioè contro coloro che immagazzinavano le derrate alimentari anziché venderle; in settembre la legge sul massimo dei prezzi bloccò i prezzi al livello di quelli del 1790 aumentati del 30%; infine, venne instaurato il corso forzato dell'assegnato. Queste misure non permisero di porre fine alle difficoltà di rifornimento dei viveri alle città ed all'erosione del potere di acquisto dei salariati, pagati in assegnati.
La politica volontarista impressa dal Comitato di salute pubblica permise di salvare la Repubblica. A partire dalla fine del mese di settembre 1793, le prime vittorie permisero di rinviare i membri della prima coalizione fuori delle frontiere. La rivolta federalista venne presto ridotta all'inesistenza, salvo che a Tolone, dove i realisti presero il controllo della città e la consegnarono agli inglesi.
Nel marzo 1793 la popolazione della Vandea e di alcuni dipartimenti vicini insorse contro la repubblica, facendo scoppiare una guerra civile. A fare scoppiare la rivolta fu una legge che prevedeva la coscrizione di 300.000 uomini da inviare al fronte, questo però fu il casus belli, già da tempo infatti si era diffuso un certo malcontento, dovuto alle politiche anticlericali, all'aumento delle tasse e infine alla politica estera aggressiva che richiedette la leva obbligatoria, inoltre la Vandea era anche una delle regioni particolarmente legate alla monarchia per cui, nonostante non abbia mai combattuto contro la rivoluzione in sé, non gli diede un grande appoggio. I contadini vandeani scelsero i nobili che li avrebbero comandati (a volte costringendoli anche con la forza) e crearono l'Esercito cattolico e reale che riuscì a tenere testa alle truppe regolari repubblicane per quasi un anno, dal 1794 infatti il governo attuò una serie di provvedimenti repressivi verso gli insorti e inviò un maggior numero di truppe a combattere i "controrivoluzionari" (così come erano definiti dai repubblicani) e in seguito alla "Virée de Galerne" l'armata vandeana fu distrutta.
La repressione contro la Vandea fu terribile. Tra dicembre 1793 e febbraio 1794, il rappresentante in missione Jean-Baptiste Carrier fece giustiziare diverse migliaia di persone a Nantes facendole annegare nella Loira (le cosiddette "noyades"). Vennero poi create le "colonne infernali" comandate dal generale Louis Marie Turreau, queste avevano l'ordine di uccidere qualunque vandeano o chouan incontravano sul loro cammino (senza badare all'età o al sesso dei soggetti che avevano di fronte e soprattutto senza considerare se quelli avessero preso parte o meno all'insurrezione) e di incendiare le città o i villaggi che erano insorti o che erano state conquistati dai vandeani. Secondo alcuni storici, tra l'inverno del 1793 e l'estate del 1794 in Vandea si compì il primo genocidio della storia contemporanea. L'insurrezione riprese poi nel 1795 terminando l'anno successivo in seguito ad un trattato di pace che acconsentì alle richieste dei vandeani. La guerra venne però continuata dai chouan in Bretagna fino al 1799, infine la Vandea insorse nuovamente in seguito ai Cento Giorni (1815) aiutando Luigi XVIII di Francia a salire sul trono.
All'inizio dell'estate 1794 gli sforzi della guerra consentiti dalla nazione portarono i loro frutti: la vittoria di Fleurus del 26 giugno 1794 permise alle truppe francesi di riprendere il Belgio e nelle regioni occupate si iniziarono a requisire dei viveri che venivano inviati in Francia.
La fine del Terrore
A Parigi il Comitato di salute pubblica cercava di limitare l'influenza dei sanculotti sulla Convenzione. Alla fine del mese di marzo 1794, riuscì ad eliminare la sinistra dei montagnardi e fece giustiziare i principali capi "arrabbiati": Hébert, Jacques Roux e Varlier. Da aprile si incominciò ad eliminare l'ala destra dei montagnardi, diretta da Georges Jacques Danton. Gli indulgenti, nome dato al gruppo di Danton, furono ghigliottinati dopo un processo irregolare in cui Danton fu privato del diritto di difendersi personalmente. Fabre d'Eglandine, il creatore del calendario rivoluzionario e Camille Desmoulins, amico di Robespierre, furono anch'essi ghigliottinati. "La Rivoluzione divora i suoi padri", fu detto.
Quando il Terrore ebbe termine nella provincia, si accentuò a Parigi dopo il voto delle leggi di Pratile. Il Tribunale rivoluzionario poté giudicare solo crimini politici. La definizione di nemico della rivoluzione fu data a tutti "quelli che cercano di annientare la libertà con la forza o con l'astuzia". Non ci furono più né testimoni, né avvocati. Due sentenze furono possibili: la libertà o la morte per i colpevoli. La legge di Pratile fece nascere il Grande Terrore. Nelle settimane seguenti più di 1400 persone furono ghigliottinate a Parigi.
Il Terrore poteva reggersi solo sulla necessità di difendere una Repubblica in crisi: venuta meno l'emergenza grazie alle vittorie interne ed esterne, essa cominciava a perdere il sostegno popolare e la sua ragion d'essere. Perciò, per mantenere il massimo potere, i leader del Terrore cominciarono a eliminare chiunque non fosse della loro schiera. Il risultato di questa nuova epurazione era prevedibile: Robespierre, lottando contro le fazioni, si era fatto molti nemici, anche se era diventato l'uomo politico più influente. Quando il 10 giugno 1794 presiedette la Festa dell'Essere supremo, i suoi avversari mormorarono che egli volesse accaparrarsi il potere. Il suo temporaneo ritiro dalla scena politica permise la costituzione di un gruppo di oppositori intorno al Comitato di Sicurezza Generale ed agli anziani rappresentanti in missione (sorta di commissari politici) come Tallien o Fouché.
L'esecuzione di Robespierre
Quando si decise infine a riapparire alla Convenzione, minacciò una nuova epurazione, anche contro certi deputati che maldestramente non nominò, facendo serpeggiare il panico tra le file dell'assemblea. Il complotto si intrecciò con il sostegno di Marais. Il 9 termidoro, anno II (27 luglio 1794) Robespierre venne accusato dall'Assemblea ed arrestato. Un'azione del comune di Parigi lo liberò contro la sua volontà e lo condusse all'Hôtel de Ville. Ma i sanculotti, demoralizzati dopo l'eliminazione degli hebertisti e scontenti della stretta applicazione del massimo dei salari, non si unirono agli amici di Robespierre. La Convenzione, che lo mise immediatamente fuorilegge, inviò delle truppe che presero d'assalto l'edificio. Il colpo di stato che pose fine al periodo del Terrore, che culminò all'indomani, con l'esecuzione alla ghigliottina di Robespierre e dei suoi collaboratori il 28 luglio 1794, è noto anche come "Termidoro" o Reazione termidoriana.
La nuova Costituzione dell'anno III fu votata dalla Convenzione il 17 agosto 1795 e ratificata per plebiscito a settembre. Essa fu effettiva a partire al 26 settembre dello stesso anno e fondò il nuovo regime del Direttorio.
Il Direttorio
Il Direttorio fu il secondo tentativo di creare un regime stabile in quanto costituzionale. La pacificazione dell'ovest e la fine della prima coalizione permisero di stabilire una nuova costituzione. Per la prima volta in Francia il potere legislativo fu affidato ad un Parlamento bicamerale, composto da:
* un Consiglio dei Cinquecento formato da 500 membri,
* un Consiglio degli Anziani (250 membri).
Il potere esecutivo venne affidato ad un Direttorio di 5 persone nominate dal Consiglio degli Anziani su una lista fornita dal Consiglio dei Cinquecento. I ministri ed i cinque direttori non erano responsabili davanti alle assemblee ma essi non potevano più scioglierle. Come nel 1791, non era prevista alcuna procedura per risolvere i conflitti istituzionali.
La definitiva repressione dei montagnardi, aveva reso i termidoriani liberi dalla necessità di assicurarsi l'alleanza con i realisti, dei quali temevano la grande forza elettorale (questi erano, sicuramente, maggioranza nel Paese, ancorché non nell'esercito ed alla Convenzione). Ciò, nell'agosto 1795, indusse la maggioranza termidoriana della Convenzione all'approvazione del Decreto dei due terzi: i due terzi degli eletti ai nuovi consigli avrebbero dovuto essere attribuiti a membri della Convenzione. In tal modo, di fatto si negava ai realisti la possibilità di assicurarsi democraticamente la maggioranza parlamentare nelle elezioni generali programmate per il 12 ottobre.
Era una manovra probabilmente indispensabile, in quanto molte regioni del Paese (in particolare l'Ovest, la valle del Rodano e l'Est del Massiccio Centrale) elessero deputati realisti. Il partito monarchico, così rinforzato, reagì con la fallimentare insurrezione del 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795), segnata dal grande massacro, nel centro di Parigi, delle milizie legittimiste ribelli, operato dall'esercito fedele alla convenzione termidoriana. La conseguente repressione anti-monarchica fu, tuttavia, relativamente blanda.
Le "reti di corrispondenza" realiste, appoggiate ai deputati realisti e moderati del Club di Clichy e in parte coordinate con i due fratelli del sovrano decapitato, Luigi e Carlo (e con le potenze nemiche), svolgevano un'efficace azione di propaganda. Tanto efficace da consentire loro la vittoria alle elezioni del marzo-aprile 1797, per il rinnovo di un terzo dei seggi ai due consigli. La nuova maggioranza doveva affrontare l'opposizione del Direttorio, ove solo due dei cinque 'direttori' propendevano dalla loro parte. I restanti tre, Barras in testa, reagirono assicurandosi l'appoggio dell'esercito e organizzando, nel settembre 1797, il colpo di stato del 18 fruttidoro, che portò alla cacciata di due dei cinque direttori (de Barthélemy e Carnot) ed alla destituzione di 177 deputati, molti dei quali condannati alla deportazione in Guyana.
Le successive elezioni del 1798 sembrarono dare il favore ai Giacobini. I consigli si concessero allora il diritto di designare i deputati nella metà delle circoscrizioni. I Termidoriani si mantennero al potere, ma furono totalmente screditati.
La situazione economica contribuì anche a distogliere i francesi dal regime. Le imposte non bastavano più. L'assegnato, che aveva perso tutto il suo valore, fu sostituito da un'altra carta moneta, il mandato territoriale, che subì in un anno la stessa sorte dell'assegnato. A partire dal 1797, lo Stato chiese ai contribuenti di pagare le imposte in denaro contante, ma con la crisi finanziaria la moneta metallica si era rarefatta. Dopo gli anni dell'inflazione legata all'assegnato, la Francia conobbe un periodo di abbassamento dei prezzi che toccò soprattutto il mondo rurale. Incapace a far fronte all'enorme debito accumulato dalla monarchia assoluta e in otto anni di rivoluzione, le assemblee si rassegnarono alla bancarotta dei "due terzi": la Francia rinunciò a pagare i due terzi del suo debito pubblico ma consolidò l'ultimo terzo iscrivendolo nel gran libro del debito. Per sembrare credibile agli occhi dei creditori, nel 1798 venne creata una nuova imposta sulle porte e sulle finestre. I gendarmi furono precettati per coprire l'imposta.
La fine della rivoluzione
Grazie agli sforzi del governo di salute pubblica, le armate francesi erano passate all'attacco. Nella primavera 1796 una grande offensiva attraversò la Germania per costringere l'Austria alla pace. Ma fu l'armata d'Italia, comandata dal giovane generale Napoleone Bonaparte, che creò la sorpresa aggiungendo sempre nuove vittorie e forzando l'Austria a firmare la pace col Trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797. Tra il 1797 ed il 1799 quasi tutta la penisola italiana fu trasformata in repubbliche sorelle con dei regimi e delle istituzioni ricalcate su quelle francesi. Se le vittorie alleviavano le finanze del Direttorio, esse resero il potere sempre più dipendente dall'armata e così Bonaparte divenne l'arbitro del dissenso politico interno. La spedizione in Egitto aveva l'obiettivo di colpire la via delle Indie al Regno Unito, ma i direttori furono contenti di togliere il loro sostegno a Napoleone, che non nascondeva il suo appetito di potere.
La moltiplicazione delle repubbliche sorelle inquietò le grandi potenze, Russia e Regno Unito in testa. Esse temevano il contagio rivoluzionario e una troppo forte dominazione della Francia sull'Europa. Questi due Stati furono all'origine della seconda coalizione del 1798. Le offensive inglesi, russe ed austriache furono respinte dalle armate francesi dirette da Brune e Masséna, ma l'Italia fu in gran parte persa e i risultati della campagna di Bonaparte resi vani. Era ormai chiaro che il popolo francese cercava un nuovo uomo forte per difendere le sorti della Repubblica, poiché il Direttorio era inesorabilmente corrotto e cominciava a tramare con Luigi XVIII per restaurare il trono dei Borbone. Allarmato da queste notizie e conscio che la sua ora era giunta, Napoleone tornò dall'Egitto e assunse il comando del complotto che mirava a rovesciare il Direttorio, un complotto tessuto tra gli altri da Sieyès e dal fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, presidente dell'Assemblea dei Cinquecento. Il 9 novembre 1799 il colpo di Stato detto "del 18 Brumaio" rovesciò il Direttorio e instaurò un triumvirato retto dai consoli Bonaparte, Sieyès e Ducos. Napoleone proclamò in quella sede l'atto di chiusura della Rivoluzione: «Citoyens, la révolution est fixée aux principes qui l'ont commencée, elle est finie» (Cittadini, la rivoluzione è fissata ai principi che l'hanno avviata, essa è conclusa). Fu messo in piedi il Consolato: un regime autoritario diretto da tre consoli, di cui solo il primo deteneva realmente il potere.