-Otto von Bismarck (parte seconda)
Bismarck e Guglielmo II |
Dopo il voto contrario all'unificazione espresso dagli elettori tedeschi meridionali nel 1868, venne meno la speranza che la Germania unita potesse realizzarsi senza avvenimenti traumatici. Bismarck rifiutava l'idea di una guerra preventiva, ma nel 1870 era convinto che un conflitto con la Francia avrebbe favorito l'unificazione della Germania. Occorreva quindi sfruttare la possibilità di una guerra nazionale quando questa si sarebbe offerta.
Questa possibilità si presentò nella primavera del 1870 quando il parlamento spagnolo offrì il trono vacante di Madrid a Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen della linea cattolica degli Hohenzollern, la casata di Guglielmo I. I francesi temettero un accerchiamento da Sud (Spagna) e da Est (Prussia).
Nell'occasione Bismarck si dimostrò cauto rimanendo per buona parte della crisi nella località di soggiorno di Varzin, (oggi nel Distretto di Słupsk, in Polonia), ma è probabile che ci siano state pressioni segrete da parte sua per la candidatura di Leopoldo. Sicuramente Bismarck, a causa di dichiarazioni di Napoleone III, era perfettamente conscio del rischio di una guerra e ne tenne conto. Ma il 12 luglio, su suggerimento di Guglielmo I, Leopoldo annunciò la rinuncia al trono spagnolo.
Bismarck tornato a Berlino, meditò sul da farsi per recuperare la tensione. Togliendolo da ogni indecisione, la Francia avanzò, il 13 luglio 1870, richieste ultimative alla Prussia. Secondo il governo di Parigi Guglielmo doveva approvare ufficialmente la rinuncia di Leopoldo, scusarsi per aver appoggiato la candidatura e impegnarsi a non rilanciarla mai più. Il re di Prussia respinse le richieste francesi e lo stesso giorno telegrafò dalla località termale di Ems a Berlino del suo colloquio con l'ambasciatore francese.
Bismarck, così come racconta nelle sue memorie, si sentì con il Capo di Stato Maggiore Moltke sull'eventualità di una guerra e ricevutone l'assicurazione che una dilazione sarebbe stata svantaggiosa per la Prussia, pubblicò la notizia del dispaccio di Ems. Nel farlo omise le frasi più concilianti di Guglielmo e sottolineò la rinuncia del re a non impegnarsi per il futuro a candidare un Hohenzollern al trono di Spagna; puntualizzò anche che Guglielmo aveva rifiutato di vedere nuovamente l'ambasciatore francese e che non aveva più nulla da comunicargli.
Il governo francese credette di aver subito una grave provocazione, ingestibile di fronte all'opinione pubblica e imboccò la strada della guerra contro la Prussia, attorno alla quale si sarebbe però mobilitata tutta la Germania.
Come per la guerra contro l'Austria, Bismarck puntò ad una vittoria rapida seguita dalla pace e dalla conciliazione. La vittoria fu raggiunta rapidamente: scoppiata a luglio del 1870, a settembre la guerra aveva già con la sconfitta francese di Sedan segnato il suo destino. Ma la pace e la riconciliazione si rivelarono difficili a realizzarsi.
Diversamente dalla guerra austro-prussiana del 1866, ora i generali non permisero a Bismarck di interferire nelle loro operazioni. Né i francesi si dimostrarono favorevoli alla pace, tanto che Bismarck dovette rassegnarsi al fatto che, finché Parigi non fosse caduta, l'armistizio sarebbe stato impossibile.
Con l'esercito alle porte della capitale francese e una guerra che da difensiva era diventata offensiva, Bismarck si rese conto che gli alleati tedeschi del Sud non avrebbero accettato a lungo di proseguire le ostilità e si trovò nella necessità di forzarli ad accettare di entrare nella Confederazione. Se fossero rimasti autonomi, infatti, avrebbero potuto concludere accordi di pace separata con la Francia. Bismarck, quindi, perseguì l'unità della Germania per poter continuare la guerra. Egli minacciò i principi tedeschi avvertendoli che, se si fossero ritirati, l'unità tedesca si sarebbe fatta contro di loro, ma se fossero rimasti al fianco della Prussia, ne sarebbero stati gli artefici.
Il 18 gennaio 1871 Guglielmo I fu incoronato Imperatore di Germania a Versailles e il 28 febbraio Parigi capitolò. Alle trattative di pace Bismarck era intenzionato a reclamare alla Francia Strasburgo, ma non Metz: «Non mi piace l'idea che nel nostro Paese viva malvolentieri un così alto numero di francesi». Egli, però, non riuscì a far prevalere la sua linea. Moltke, infatti, e gli altri generali, insistettero per annettere Metz e Guglielmo I li appoggiò. Bismarck, comunque, riuscì ad andare incontro ad alcune richieste francesi. Ridusse l'indennità da sei a cinque miliardi di franchi e, nonostante le proteste di Moltke, consentì alla Francia di conservare Belfort.
Il 3 marzo 1871, in tutta la Germania venne eletto il primo parlamento tedesco. Il 21 marzo Bismarck fu nominato Cancelliere (conservando anche la carica di Primo ministro e Ministro degli Esteri prussiano).
Bismarck, realizzato il sogno dell'unità tedesca, si concentrò su coloro che definiva i nemici interni della Germania. Il Kulturkampf (che tradotto dal tedesco significa “Battaglia culturale”) fu il tentativo del Cancelliere, protestante, di soffocare lo sviluppo del partito del Centro. Tale movimento dell'opposizione era formato principalmente da cattolici (una minoranza in Germania) e da antiunionisti. Bismarck definiva i seguaci del Centro Reichsfeinde: “Nemici dell'impero”. Contro di loro, nel maggio 1873 fece approvare delle leggi (“Leggi di maggio”) che disponevano che la formazione e la nomina degli ecclesiastici fossero sottoposte all'approvazione dello Stato.
La reazione dell'opinione pubblica, tuttavia, non fu quella sperata da Bismarck: alle elezioni generali del 1874 la sinistra del partito nazional-liberale si rafforzò, così come il partito del Centro che aumentò i suoi deputati da 61 a 95. Ad aggravare la situazione, il 13 luglio un giovane cattolico attentò alla vita del Cancelliere che addossò tutta la responsabilità al Centro. Sostanzialmente sconfitto all'interno, Bismarck si rivolse allora all'estero e a più riprese cercò di trattare con Papa Pio IX proponendo l'abrogazione delle “leggi di maggio” se il pontefice avesse convinto il Centro ad appoggiarlo. Ma non ottenne alcun risultato, offrì pertanto le sue dimissioni a Guglielmo che non le accolse.
All'inizio del 1879 Bismarck decise di stipulare un'alleanza difensiva e conservatrice con l'Austria-Ungheria. Differentemente da Guglielmo I (che era molto legato alla Russia), Vienna non oppose alcuna difficoltà. Per vincere la resistenza del suo imperatore, Bismarck provocò la Russia di modo da dimostrare in Germania l'utilità dell'alleanza. Il Cancelliere pubblicò infatti un accordo con l'Austria sullo Schleswig del Nord del 13 aprile 1878, ma lo postdatò all'11 ottobre 1878, cioè a dopo il Congresso di Berlino. Diede così l'impressione di aver ricevuto una ricompensa dall'Austria per i servigi concessi al Congresso ai danni della Russia.
Lo Zar Alessandro II rispose scrivendo in tono arrogante a Guglielmo I, e Bismarck parlò di una minaccia di guerra. Guglielmo, però, forte di argomenti quali l'antica amicizia della Russia nei confronti degli Hohenzollern, recalcitrava e solo dopo le minacce di dimissioni di Bismarck cedette. L'alleanza fra Austria e Germania fu conclusa il 7 ottobre 1879. Da quel momento l'imperatore di Germania non si sarebbe più opposto al suo Cancelliere.
L'Alleanza dei Tre imperatori, stipulata nel 1881, fu probabilmente il più grande successo in politica estera di Bismarck, il quale convinse l'Austria a firmare un patto di neutralità con il suo naturale nemico, la Russia. Germania, Austria e Russia si impegnarono infatti a non attaccarsi nel caso una quarta potenza avesse aggredito una di loro. L'amicizia della Russia fu così riconquistata dopo la Duplice alleanza e un fronte continentale conservatore si formò a sfavore della Francia e degli interessi britannici nel Vicino Oriente. Con questo trattato Bismarck ottenne la sicurezza dei confini della Germania, poiché un attacco combinato di Francia e Russia diveniva impossibile.
Quando però gli austriaci cominciarono a lamentarsi dell'Alleanza dei Tre imperatori, Bismarck escogitò un accordo che avrebbe liberato l'Austria, la cui scarsa salute di impero multietnico gli stava molto a cuore, dal pericolo di essere attaccata da Sud. Nello stesso tempo venne incontro alle richieste degli italiani, che erano isolati, e convinse l'Austria ad accettare nel 1882 un'alleanza difensiva a tre con l'Italia. Il prezzo, questa volta, lo pagò Bismarck, che si impegnò a difendere l'Italia nel caso fosse stata attaccata dalla Francia.
Dopo un certo riavvicinamento della Germania alla Francia (Bismarck fece addirittura un tentativo, fallito, di riconciliazione completa fra il 1882 e il 1885) risultò che la conseguenza dell'attività diplomatica di Bismarck fu l'emarginazione della Gran Bretagna. Ciò comportò una certa libertà di azione della Germania che formò in pochissimi anni, dal nulla e sulla spinta dell'”età dell'imperialismo”, un consistente impero coloniale. Questi nuovi possedimenti, anche nell'ottica del riavvicinamento alla Francia, minacciavano i domini inglesi. Per Bismarck, comunque, le colonie rappresentarono soprattutto una causa nazionale per la quale combattere e consolidare il potere. Dallo zelo di commercianti intraprendenti che poi si mettevano al riparo della bandiera imperiale, nacquero L'Africa tedesca del Sud-Ovest (1884), il Kamerun (corrispondente all'attuale Camerun, 1884), la Nuova Guinea Tedesca e l'Africa Orientale Tedesca (1885).
Ispirato più da convenienze politiche che da filantropismo, Bismarck attuò fra il 1881 e il 1889 il primo sistema previdenziale al mondo, che servì da modello a tutti gli altri paesi. Nel 1883 istituì l'assicurazione contro le malattie e nel 1884 quella contro gli infortuni. Nel 1889, infine, realizzò un progetto di assicurazione per la vecchiaia. In pochi mesi il sistema bismarckiano subì un quasi un tracollo: il 30 marzo 1885 il governo francese di Jules Ferry, favorevole alla politica della Germania, cadde e dopo qualche mese, nel gennaio 1886, divenne Primo ministro Charles de Freycinet, molto meno bendisposto nei confronti di Bismarck. Lo stesso anno Austria e Russia arrivarono ai ferri corti per la crisi bulgara. Per soccorrere Vienna Bismarck spinse l'Austria a riconciliarsi con la Gran Bretagna, vero avversario della Russia in Asia e, anche per il cambio di regime a Parigi che non gli consentiva più una politica d'intesa antibritannica, abbandonò ogni ambizione coloniale.
L'allontanamento dalla Francia consentì a Bismarck di sfruttare il pericolo di un'aggressione francese esagerandola a scopi interni. Nel novembre 1886 presentò infatti al "Reichstag", il parlamento tedesco, una legge di riorganizzazione militare. La proposta, nonostante un violento discorso del Cancelliere su di una presunta congiura delle classi alti e sul pericolo di un'invasione, non passò. Il parlamento allora fu immediatamente sciolto e alle successive elezioni Bismarck ottenne una vittoria schiacciante. All'inizio del 1887 fu approvata così la riforma dell'esercito e una legge relativa che sarebbe rimasta in vigore sette anni (invece dei tre abituali).
La vicenda, grazie ad una lettera di papa Leone XIII che condannava coloro che avrebbero votato contro la legge di riorganizzazione militare, consentì a Bismarck anche di mettere fine al Kulturkampf. In compenso all'azione del Papa, nel marzo 1887, la maggior parte delle leggi anticlericali (“leggi di maggio”) fu abrogata.
In campo internazionale, conseguenza della crisi bulgara, fu l'ultimo tentativo diplomatico di Bismarck di tenere in pace Austria e Russia: la firma del Trattato di controassicurazione. Con questo accordo, del giugno 1887, che sanciva la fine dell'Alleanza dei Tre imperatori, la Germania si impegnava a non attaccare la Russia se non in caso di attacco russo all'Austria; e la Russia si impegnava a non attaccare la Germania se non in caso di attacco tedesco alla Francia.
Il 9 marzo del 1888 l'imperatore Guglielmo I si spense lasciando il trono al figlio Federico III il quale a sua volta morì solo tre mesi dopo l'incoronazione. Nuovo sovrano divenne il figlio di Federico, Guglielmo II. Bismarck credette di poter dominare il ventinovenne rampollo della dinastia Hohenzollern e mostrò subito poco rispetto per le sue idee. Lo scontro personale avvenne all'inizio del 1890, quando il Cancelliere fece in modo di esasperare lo scontro sociale per ottenere poi una vittoria schiacciante e decisiva sui socialisti. Ma Guglielmo II non voleva iniziare il suo regno facendo sparare sui tedeschi e redasse un proprio programma di riforme sociali che fu promulgato il 4 febbraio 1890 senza la firma di Bismarck.
Il 20 febbraio, con le elezioni politiche, i conservatori bismarckiani e i nazional-liberali persero più della metà dei loro seggi e i socialdemocratici raccolsero più voti di tutti gli altri partiti, anche se il sistema elettorale non consentì loro una rappresentanza proporzionata al successo. Con quel parlamento, l'unica via d'uscita che Bismarck intravedeva era una politica repressiva, una guerra civile e un colpo di stato: anche i ministri lo allontanarono.
Bismarck tentò allora di formare una nuova coalizione cercando di coinvolgere il Centro di Ludwig Windthorst (1812-1891), ma fu un insuccesso: i conservatori si rifiutarono di accordarsi con i cattolici e il Centro pretese che la Chiesa di Roma avrebbe dovuto riconquistare le posizioni di privilegio che vantava prima del 1872.
Di fronte alla incompatibilità delle sue idee con il parlamento e l'imperatore, Bismarck si dimise dalla cancelleria il 20 marzo 1890. Venne ricompensato per i suoi servigi con la promozione a “colonnello generale con la dignità di Maresciallo” e fu nominato Duca di Lauenburg. Gli successe alla Cancelleria Leo von Caprivi. Ritiratosi a Varzin (oggi nel Distretto di Słupsk, in Polonia), un mese dopo la morte della moglie (27 novembre 1894) si trasferì a Friedrichsruh (nel Herzogtum Lauenburg) dove si dedicò alla scrittura delle sue memorie (Gedanken und Erinnerungen). Scomparve nel 1898 all'età di 83 anni e venne sepolto nel Mausoleo Bismarck; sulla cui lapide è scritto: “Leale servo tedesco del Kaiser Guglielmo I”.