-Otto von Bismarck (parte prima)
Otto von Bismarck nacque a Schönhausen, città situata ad Est del fiume Elba, nell'antica marca di Brandeburgo. La famiglia, benestante, aveva alcune proprietà a ovest di Berlino, nella Provincia prussiana della Sassonia. Apparteneva per nascita agli Junker, la nobiltà agraria. Il padre, Karl Wilhelm Ferdinand von Bismarck (1771-1845), era un proprietario terriero e in passato era stato un ufficiale prussiano, benché a 23 anni avesse lasciato l'esercito evitando la sconfitta di Jena e la guerra di liberazione contro Napoleone. La madre, Wilhelmine Luise Mencken, invece, proveniva da una famiglia appartenente all'apparato della burocrazia statale.
All'età si sette anni Otto si trasferì con la madre a Berlino dove frequentò ambienti altolocati e conobbe i giovani della casa regnante di Prussia: gli Hohenzollern.
Bismarck studiò dal 1832 al 1833 Giurisprudenza a Gottinga dove fu membro dell'organizzazione studentesca Corps Hannovera Göttingen e in seguito frequentò l'Università di Berlino (1833-1835). Si laureò con risultati poco brillanti, avendo dedicato più tempo alle associazioni goliardiche (e ai duelli che allora ne erano la caratteristica) che ai libri. Bismarck cominciò a fare pratica nell'amministrazione pubblica a Potsdam e, dal 1836, ad Aachen, dove corteggiò alcune ragazze inglesi: prima Laura Russell, nipote del Duca di Cleveland, e poi Isabella Loraine-Smith, figlia di un ricco ecclesiastico. Non strinse un rapporto serio con nessuna delle due e compromise la sua carriera di piccolo funzionario statale per i debiti che contraeva e per i lunghi periodi di congedo richiesti.
All'età di circa trent'anni, strinse una forte amicizia con Marie von Thadden (1822-1846), sposatasi con un suo amico. Sotto l'influenza di Marie, che apparteneva ad un ambiente religioso pietista, si convertì alla sua fede. Nel 1847 sposò una cugina di Marie, Johanna von Puttkamer (1824-1894), che frequentava lo stesso ambiente religioso. Da questo matrimonio nacquero tre figli: Marie (1848), Herbert (1849) e Wilhelm (1852).
Il re di Prussia dell'epoca, Federico Guglielmo IV, in quello stesso 1847 convocò a Berlino gli Stati provinciali in una “Dieta riunita”. Bismarck non era stato eletto dagli Junkers della sua provincia, ma un componente eletto si dimise e toccò a lui andare a Berlino. In questa occasione si fece notare per la prima volta e quando a giugno la Dieta fu sciolta si era conquistato una certa notorietà fra i conservatori reazionari, anche per la sua tagliente abilità oratoria.
Dopo il ripristino della Confederazione germanica, nel 1850 la Prussia fu costretta ad accettare nello Stato federale un ruolo di secondo piano rispetto all'Austria. L'ingrato compito di rappresentare la Prussia alla Dieta di Francoforte fu affidato a Bismarck che era stato, fra gli uomini in vista, l'unico a manifestare fiducia nella collaborazione con Vienna. Per cui, benché non avesse alcuna formazione di tipo diplomatico, egli divenne, nel 1851, l'inviato prussiano presso il governo federale di Francoforte.
Obiettivo di Bismarck alla Dieta fu di dividere almeno la Germania del Nord dall'Austria, e ottenere ciò grazie alle alleanze esterne. Il Re di Prussia Federico Guglielmo si dimostrò favorevole ma nel 1858, fu colto da gravi problemi nervosi e fu sostituito dal fratello Guglielmo che governò come principe reggente fino al 1861, anno in cui divenne re. Costui si dimostrò di idee più liberali, definì Bismarck un reazionario accanito e all'inizio del 1859 lo allontanò nominandolo ambasciatore a San Pietroburgo. Ben presto, però, Guglielmo si dovette ricredere. Lui e il suo governo, infatti, ebbero uno scontro con i liberali e il parlamento sulla riorganizzazione dell'esercito. Nel 1862 il re pensò a Bismarck come all'uomo che avrebbe potuto risolvere la questione. Contattato, Bismarck chiese praticamente carta bianca e Guglielmo non se la sentì di nominarlo capo del governo. Pensò, tuttavia, ad un avvicinamento per averlo più a portata di mano in caso di crisi e nel maggio del 1862 lo nominò ambasciatore a Parigi.
Scoppiata la crisi politica dopo l'affermazione elettorale dei liberali, il 16 settembre 1862, Bismarck fu richiamato a Berlino. Il 22 incontrò Guglielmo I nella residenza reale di Babelsberg (oggi a Potsdam) e alla fine dei colloqui tornò nella capitale con l'incarico di capo del governo. Due settimane dopo assunse anche la guida agli Affari Esteri. Avrebbe conservato il potere per quasi ventotto anni.
Il suo primo successo lo ottenne contro l'Austria che nell'estate del 1863 convocò a Francoforte i principi tedeschi per discutere la riforma della costituzione federale. Bismarck riuscì a convincere Guglielmo I a rinunciare all'invito e, senza la Prussia, la riunione non raggiunse alcun risultato. Da quel momento l'Austria perse l'iniziativa politica nella Confederazione germanica.
Bismarck, incoraggiato dagli eventi, era deciso a sottrarre la Germania dall'influenza austriaca e il terreno di scontro decisivo fu la questione dei ducati danesi. Il nuovo re di Danimarca Cristiano IX nel 1863 inaugurò una nuova costituzione che comprendeva fra i territori nazionali lo Schleswig-Holstein. Il Trattato di Londra del 1852 aveva sancito invece che i ducati appartenessero in unione personale esclusivamente al re Federico VII che era deceduto nel novembre 1863. Prussia e Austria decisero quindi di appoggiare la rivendicazione di un secondo pretendente, il Duca di Augustenburg.
Bismarck, però, dichiarò che la Prussia sarebbe entrata in guerra con la Danimarca solo se avesse potuto annettere i ducati, spiazzando i liberali che nella rivendicazione del duca avevano trovato una base per rilanciare l'idea di una unificazione della Germania del Nord su basi progressiste; idea appoggiata anche dall'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Per evitare la pericolosa alleanza fra liberali tedeschi e corona austriaca, Bismarck promosse un'azione militare congiunta austro-prussiana contro la Danimarca e l'impegno dei due Paesi a decidere, solo dopo, la sorte dei ducati. L'accordo fu stipulato il 16 gennaio 1864.
All'inizio di agosto del 1864, dopo una breve guerra, i danesi conclusero la pace rinunciando ai due ducati la cui sorte doveva essere stabilita ora da Austria e Prussia. Un primo passo era compiuto ma la partita fra Bismarck e Vienna era ancora aperta. Alla fine del 1865 scadevano, intanto, i trattati dello Zollverein, l'unione doganale fra Prussia, Austria e gli altri Stati della Germania. Bismarck non si oppose alla volontà dei ministri prussiani di liberarsi degli impegni contratti con l'Austria e i dazi doganali che ne derivarono eressero una frontiera fra i due sistemi economici. Le relazioni fra Berlino e Vienna subirono un notevole peggioramento.
Fu l'atteggiamento di un terzo Paese, l'Italia, a dare il colpo decisivo alle relazioni austro-prussiane. L'8 aprile 1866, infatti, l'Italia cedendo alle richieste di Napoleone III di Francia, si impegnò ad attaccare l'Austria se questa fosse stata a sua volta attaccata entro tre mesi dalla Prussia. Bismarck, d'altro canto, si impegnava a concludere la pace con l'Austria solo quando questa "avrà acconsentito a cedere all'Italia il Regno Lombardo-Veneto".
Il 1º giugno gli austriaci misero in discussione il destino degli ex ducati danesi e il 12 giugno si impegnarono a cedere Venezia se la Francia fosse rimasta neutrale. Ottenuta la neutralità di Napoleone III, due giorni dopo, invocarono la mobilitazione federale tedesca contro Berlino. Bismarck allora dichiarò disciolta la confederazione e inviò un ultimatum agli Stati germanici che avevano accolto l'invito austriaco. Era la guerra. La campagna militare della Prussia contro l'Austria durò appena quindici giorni e si concluse il 3 luglio 1866 con la Battaglia di Sadowa, durante la quale l'esercito austriaco subì una tremenda sconfitta. Il 24 luglio 1866, Guglielmo I si convinse della necessità di non eccedere con le richieste contro Vienna e due giorni dopo veniva firmato un primo trattato con l'Austria, che si ritirava dalla Germania (che di fatto scomparve) e acconsentiva alla nascita della Confederazione Tedesca del Nord, a guida prussiana. Bismarck, da parte sua, mantenne l'impegno assunto con l'Italia che, nonostante la sconfitta di Custoza, ottenne il Veneto, ma null'altro. Così che quando Garibaldi conquistò il Sud Tirolo, si dovette poi ritirare.
All'età si sette anni Otto si trasferì con la madre a Berlino dove frequentò ambienti altolocati e conobbe i giovani della casa regnante di Prussia: gli Hohenzollern.
Bismarck studiò dal 1832 al 1833 Giurisprudenza a Gottinga dove fu membro dell'organizzazione studentesca Corps Hannovera Göttingen e in seguito frequentò l'Università di Berlino (1833-1835). Si laureò con risultati poco brillanti, avendo dedicato più tempo alle associazioni goliardiche (e ai duelli che allora ne erano la caratteristica) che ai libri. Bismarck cominciò a fare pratica nell'amministrazione pubblica a Potsdam e, dal 1836, ad Aachen, dove corteggiò alcune ragazze inglesi: prima Laura Russell, nipote del Duca di Cleveland, e poi Isabella Loraine-Smith, figlia di un ricco ecclesiastico. Non strinse un rapporto serio con nessuna delle due e compromise la sua carriera di piccolo funzionario statale per i debiti che contraeva e per i lunghi periodi di congedo richiesti.
All'età di circa trent'anni, strinse una forte amicizia con Marie von Thadden (1822-1846), sposatasi con un suo amico. Sotto l'influenza di Marie, che apparteneva ad un ambiente religioso pietista, si convertì alla sua fede. Nel 1847 sposò una cugina di Marie, Johanna von Puttkamer (1824-1894), che frequentava lo stesso ambiente religioso. Da questo matrimonio nacquero tre figli: Marie (1848), Herbert (1849) e Wilhelm (1852).
Il re di Prussia dell'epoca, Federico Guglielmo IV, in quello stesso 1847 convocò a Berlino gli Stati provinciali in una “Dieta riunita”. Bismarck non era stato eletto dagli Junkers della sua provincia, ma un componente eletto si dimise e toccò a lui andare a Berlino. In questa occasione si fece notare per la prima volta e quando a giugno la Dieta fu sciolta si era conquistato una certa notorietà fra i conservatori reazionari, anche per la sua tagliente abilità oratoria.
Dopo il ripristino della Confederazione germanica, nel 1850 la Prussia fu costretta ad accettare nello Stato federale un ruolo di secondo piano rispetto all'Austria. L'ingrato compito di rappresentare la Prussia alla Dieta di Francoforte fu affidato a Bismarck che era stato, fra gli uomini in vista, l'unico a manifestare fiducia nella collaborazione con Vienna. Per cui, benché non avesse alcuna formazione di tipo diplomatico, egli divenne, nel 1851, l'inviato prussiano presso il governo federale di Francoforte.
Obiettivo di Bismarck alla Dieta fu di dividere almeno la Germania del Nord dall'Austria, e ottenere ciò grazie alle alleanze esterne. Il Re di Prussia Federico Guglielmo si dimostrò favorevole ma nel 1858, fu colto da gravi problemi nervosi e fu sostituito dal fratello Guglielmo che governò come principe reggente fino al 1861, anno in cui divenne re. Costui si dimostrò di idee più liberali, definì Bismarck un reazionario accanito e all'inizio del 1859 lo allontanò nominandolo ambasciatore a San Pietroburgo. Ben presto, però, Guglielmo si dovette ricredere. Lui e il suo governo, infatti, ebbero uno scontro con i liberali e il parlamento sulla riorganizzazione dell'esercito. Nel 1862 il re pensò a Bismarck come all'uomo che avrebbe potuto risolvere la questione. Contattato, Bismarck chiese praticamente carta bianca e Guglielmo non se la sentì di nominarlo capo del governo. Pensò, tuttavia, ad un avvicinamento per averlo più a portata di mano in caso di crisi e nel maggio del 1862 lo nominò ambasciatore a Parigi.
Scoppiata la crisi politica dopo l'affermazione elettorale dei liberali, il 16 settembre 1862, Bismarck fu richiamato a Berlino. Il 22 incontrò Guglielmo I nella residenza reale di Babelsberg (oggi a Potsdam) e alla fine dei colloqui tornò nella capitale con l'incarico di capo del governo. Due settimane dopo assunse anche la guida agli Affari Esteri. Avrebbe conservato il potere per quasi ventotto anni.
Il suo primo successo lo ottenne contro l'Austria che nell'estate del 1863 convocò a Francoforte i principi tedeschi per discutere la riforma della costituzione federale. Bismarck riuscì a convincere Guglielmo I a rinunciare all'invito e, senza la Prussia, la riunione non raggiunse alcun risultato. Da quel momento l'Austria perse l'iniziativa politica nella Confederazione germanica.
Bismarck, incoraggiato dagli eventi, era deciso a sottrarre la Germania dall'influenza austriaca e il terreno di scontro decisivo fu la questione dei ducati danesi. Il nuovo re di Danimarca Cristiano IX nel 1863 inaugurò una nuova costituzione che comprendeva fra i territori nazionali lo Schleswig-Holstein. Il Trattato di Londra del 1852 aveva sancito invece che i ducati appartenessero in unione personale esclusivamente al re Federico VII che era deceduto nel novembre 1863. Prussia e Austria decisero quindi di appoggiare la rivendicazione di un secondo pretendente, il Duca di Augustenburg.
Bismarck, però, dichiarò che la Prussia sarebbe entrata in guerra con la Danimarca solo se avesse potuto annettere i ducati, spiazzando i liberali che nella rivendicazione del duca avevano trovato una base per rilanciare l'idea di una unificazione della Germania del Nord su basi progressiste; idea appoggiata anche dall'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Per evitare la pericolosa alleanza fra liberali tedeschi e corona austriaca, Bismarck promosse un'azione militare congiunta austro-prussiana contro la Danimarca e l'impegno dei due Paesi a decidere, solo dopo, la sorte dei ducati. L'accordo fu stipulato il 16 gennaio 1864.
All'inizio di agosto del 1864, dopo una breve guerra, i danesi conclusero la pace rinunciando ai due ducati la cui sorte doveva essere stabilita ora da Austria e Prussia. Un primo passo era compiuto ma la partita fra Bismarck e Vienna era ancora aperta. Alla fine del 1865 scadevano, intanto, i trattati dello Zollverein, l'unione doganale fra Prussia, Austria e gli altri Stati della Germania. Bismarck non si oppose alla volontà dei ministri prussiani di liberarsi degli impegni contratti con l'Austria e i dazi doganali che ne derivarono eressero una frontiera fra i due sistemi economici. Le relazioni fra Berlino e Vienna subirono un notevole peggioramento.
Fu l'atteggiamento di un terzo Paese, l'Italia, a dare il colpo decisivo alle relazioni austro-prussiane. L'8 aprile 1866, infatti, l'Italia cedendo alle richieste di Napoleone III di Francia, si impegnò ad attaccare l'Austria se questa fosse stata a sua volta attaccata entro tre mesi dalla Prussia. Bismarck, d'altro canto, si impegnava a concludere la pace con l'Austria solo quando questa "avrà acconsentito a cedere all'Italia il Regno Lombardo-Veneto".
Il 1º giugno gli austriaci misero in discussione il destino degli ex ducati danesi e il 12 giugno si impegnarono a cedere Venezia se la Francia fosse rimasta neutrale. Ottenuta la neutralità di Napoleone III, due giorni dopo, invocarono la mobilitazione federale tedesca contro Berlino. Bismarck allora dichiarò disciolta la confederazione e inviò un ultimatum agli Stati germanici che avevano accolto l'invito austriaco. Era la guerra. La campagna militare della Prussia contro l'Austria durò appena quindici giorni e si concluse il 3 luglio 1866 con la Battaglia di Sadowa, durante la quale l'esercito austriaco subì una tremenda sconfitta. Il 24 luglio 1866, Guglielmo I si convinse della necessità di non eccedere con le richieste contro Vienna e due giorni dopo veniva firmato un primo trattato con l'Austria, che si ritirava dalla Germania (che di fatto scomparve) e acconsentiva alla nascita della Confederazione Tedesca del Nord, a guida prussiana. Bismarck, da parte sua, mantenne l'impegno assunto con l'Italia che, nonostante la sconfitta di Custoza, ottenne il Veneto, ma null'altro. Così che quando Garibaldi conquistò il Sud Tirolo, si dovette poi ritirare.
Il riordinamento della Germania esigeva una nuova costituzione e Bismarck, nel dicembre 1866, iniziò a studiare la costituzione di Francoforte del 1846 e quella degli Stati Uniti. La bozza che ne derivò era molto simile alla carta della Confederazione germanica, tranne per il fatto che al re di Prussia spettava il pieno controllo dell'esercito.
Ai primi del 1867 i rappresentanti degli Stati federati approvarono la stesura di Bismarck, il quale, per venire incontro ai liberali dell'assemblea costituente, accettò di includervi il voto a scrutinio segreto. Nella tarda estate dello stesso anno la costituzione entrò in vigore.
Perseguendo ora la linea politica della pace all'esterno per potersi concentrare sull'edificazione del nuovo sistema federale, Bismarck si trovò di fronte al problema di una piccola parte della vecchia Confederazione germanica che, benché geograficamente rientrasse nel nuovo assetto a guida prussiana, non poteva essere inserita nella Confederazione del Nord. Si trattava del Lussemburgo, presidiato da truppe prussiane ma sottoposto alla sovranità del Re d'Olanda Guglielmo III. Bismarck ebbe l'idea di convocare una conferenza internazionale che si tenne a Londra e che l'11 maggio 1867 stabilì che il Lussemburgo sarebbe rimasto indipendente, la guarnigione prussiana ritirata e le fortificazioni distrutte. La soluzione fece svanire la speranza dell'opinione pubblica francese di acquisire il Lussemburgo come compensazione alla nascita della Confederazione del Nord, e vista la scomparsa del baluardo militare, i generali di Napoleone III iniziarono a progettare una invasione della Prussia. Così che, sebbene equilibrata, la soluzione diplomatica del Lussemburgo distrusse i buoni rapporti tra Parigi e Berlino.
Ai primi del 1867 i rappresentanti degli Stati federati approvarono la stesura di Bismarck, il quale, per venire incontro ai liberali dell'assemblea costituente, accettò di includervi il voto a scrutinio segreto. Nella tarda estate dello stesso anno la costituzione entrò in vigore.
Perseguendo ora la linea politica della pace all'esterno per potersi concentrare sull'edificazione del nuovo sistema federale, Bismarck si trovò di fronte al problema di una piccola parte della vecchia Confederazione germanica che, benché geograficamente rientrasse nel nuovo assetto a guida prussiana, non poteva essere inserita nella Confederazione del Nord. Si trattava del Lussemburgo, presidiato da truppe prussiane ma sottoposto alla sovranità del Re d'Olanda Guglielmo III. Bismarck ebbe l'idea di convocare una conferenza internazionale che si tenne a Londra e che l'11 maggio 1867 stabilì che il Lussemburgo sarebbe rimasto indipendente, la guarnigione prussiana ritirata e le fortificazioni distrutte. La soluzione fece svanire la speranza dell'opinione pubblica francese di acquisire il Lussemburgo come compensazione alla nascita della Confederazione del Nord, e vista la scomparsa del baluardo militare, i generali di Napoleone III iniziarono a progettare una invasione della Prussia. Così che, sebbene equilibrata, la soluzione diplomatica del Lussemburgo distrusse i buoni rapporti tra Parigi e Berlino.