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Le crociate: contesto storico

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Le crociate






La parola spagnola cruzada risale alla metà del XIII secolo, allorché l'epoca di quelle che oggi chiamiamo Crociate era praticamente conclusa. Il nome deriva dalla croce che i partecipanti alla crociata avevano cucita sulle vesti, che simboleggiava il loro pellegrinaggio e i voti contratti. Nelle fonti antiche si può semmai trovare l'espressione cruce signati riguardo ai crociati anche se i soldati bizantini chiamarono loro stessi "Soldati della Croce" già all'epoca di Eraclio.

L'Islam

  - Espansione sotto Maometto, 622-632
  - Espansione durante il califfato elettivo, 632-661
  - Espansione durante il califfato omayyade, 661-750
Negli ultimi anni di vita di Maometto, dopo aver sottomesso le vicine tribù pagane, i musulmani si volsero verso la vicina provincia bizantina di Tabuk. Il loro scopo era la conquista di nuove terre e il dominio sugli infedeli.
Nel 636 i musulmani Arabi ottennero una schiacciante vittoria sull'esercito bizantino nella battaglia del Yarmuk e completarono in tal modo la conquista dell'intera Siria. Lo stesso ʿUmar ibn al-Khattāb, successore di Maometto, ricordò le istruzioni relative alle alternative poste agli infedeli: la conversione, la sottomissione (dimmitudine concessa solo ad ebrei e cristiani ma poi estesa anche a induisti e buddisti) o la morte per i pagani. Caddero poi in breve tempo Antiochia, Gerusalemme (che fu saccheggiata) e tutta la Mesopotamia bizantina. Da qui gli Arabi si diressero in Armenia mentre contemporaneamente cominciava l'avanzata in Egitto. Alla flebile resistenza bizantina i musulmani, guidati da ʿAmr b. al-ʿĀṣ, risposero con feroce efficienza. Durante l'occupazione dell'isola di Nikiou le donne e i bambini stessi, rifugiati nelle chiese, furono uccisi.
In breve tempo le armate arabe conquistarono ampie regioni e arrivarono alle porte dell'Europa cristiana, assediandola sia da est sia da ovest: occuparono infatti Cipro, Rodi, Creta e la Sicilia, portandosi via ricchi bottini e migliaia di schiavi; invasero quindi la Spagna e organizzarono più spedizioni volte al saccheggio della Francia meridionale, come successe nel 792 quando Hishām, emiro di al-Andalus, chiamò tutti i musulmani al jihad (l'appello alle armi fu di natura religiosa, ben 3 secoli prima delle crociate).
Nell'827 ai combattenti del jihād fu presentata una nuova spedizione religiosa: la Sicilia. La loro dominazione sull'isola durò fino al 1091 quando essa venne conquistata dai normanni. Contemporaneamente l'esercito bizantino fu annientato dai turchi selgiuchidi a Manzicerta, spianando la strada all'occupazione musulmana dell'Asia Minore.

Il vicino oriente

Con la conquista islamica di Gerusalemme (638) la situazione dei cristiani conobbe alcune obiettive difficoltà, anche se non si verificarono vere e proprie persecuzioni iniziarono le violenze ai danni dei sudditi non-musulmani (i cristiani in particolare, ma anche gli ebrei) costretti allo stato di dimmitudine.
Infatti, mentre i pagani subirono dall'Islam politico una conversione forzata, agli ebrei e ai cristiani, chiamati dal Corano Gente del Libro, fu concesso di rimanere a vivere nelle loro terre, continuando a professare liberamente la propria fede, malgrado conoscessero alcune discriminazioni rispetto ai sudditi musulmani e fossero costretti a sottostare ad alcune condizioni socialmente restrittive. Non era loro concesso infatti costruire, ma solo restaurare, luoghi di culto. Dovevano vestire in modo particolare (era teoricamente obbligatorio il zunnār - una fascia di tessuto stretta alla vita - che nei fatti non fu però quasi mai indossato). Non potevano avere armi né cavalli, non potevano vendere alcolici o mangiare carne di maiale, non potevano esporre le croci in pubblico o recitare a voce alta la Torah e il Vangelo; infine era loro imposta una tassa sulla persona (gizya) che veniva inizialmente riscossa mediante un cerimoniale particolare: l'esattore colpiva il dhimmi sul capo e sulla nuca affinché ricordasse di essere un cittadino di grado inferiore. Ovviamente non era concesso ai dhimmi fare opera di proselitismo tra i musulmani, pena la condanna a morte, né testimoniare contro un musulmano in un procedimento giudiziario, venendo quindi ad essere potenzialmente assoggettati agli eventuali abusi di qualche prepotente musulmano.

La situazione dei pellegrini non era certo migliore. All'inizio dell'VIII secolo ne furono crocifissi 60 che provenivano da Amorium; altri furono giustiziati dal governatore musulmano di Cesarea con l'accusa di spionaggio mentre, con la minaccia di saccheggiare la Chiesa della Resurrezione, veniva estorto denaro ai viandanti. Alla fine dello stesso secolo fu proibita l'esposizione della croce all'interno di Gerusalemme, fu incrementata la tassa sulla persona (gizya) e fu impedito ai cristiani di impartire insegnamenti religiosi ad altri, anche ai figli stessi. Nel 789 furono saccheggiati diversi monasteri tra cui quello di San Teodosio a Betlemme mentre, all'inizio del IX secolo, le persecuzioni si fecero così dure che cristiani molti fuggirono a Costantinopoli e nei territori bizantini. Nel 937 toccò alle Chiese del Calvario e della Resurrezione essere saccheggiate e distrutte.

Nel 1077 Gerusalemme fu conquistata dai turcomanni e, nonostante il loro capo, l'avventuriero Atsız ibn Uvaq, avesse assicurato che non avrebbe colpito gli abitanti, furono uccise oltre 3000 persone. Dopo la conquista di questi territori da parte dei turchi selgiuchidi, si iniziò a parlare di rapine, sequestri, uccisioni, stupri a danno dei pellegrini diretti in Terra Santa e di come questi fossero costretti a viaggiare sotto scorta armata (cosa assai improbabile, vista l'impossibilità che uomini armati non musulmani si aggirassero per le strade di una qualsivoglia contrada islamica). Certi storici credono tuttavia che le vessazioni subite dai pellegrini siano state ingigantite e moltiplicate con l'obiettivo di stimolare una convinta reazione armata dei cristiani latini, e che fosse in realtà la montante potenza selgiuchide a spaventare il mondo cristiano che, dopo la disastrosa disfatta di Romano IV Diogene a Manzicerta (conseguenza del grave periodo di crisi che stava attraversando l'impero bizantino), temeva che si stesse profilando un terribile cataclisma anche per la Cristianità latina e che il Sultanato selgiuchide avrebbe potuto realizzare la conquista islamica dell'Europa. Il nuovo imperatore bizantino Alessio I, nonostante le divergenze tra la Chiesa di Costantinopoli e quella di Roma, mise da parte l'orgoglio e si decise a chiedere aiuto per la minacciata sorte della Cristianità d'Oriente. Fu così che, come risposta, nacque la Prima Crociata.

L'Europa

la società europea dell'XI secolo era in piena crescita economica e demografica, secondo una tendenza iniziata tra il VIII e il IX secolo. Il mondo europeo aveva saputo riorganizzarsi di fronte agli attacchi subiti dalle invasioni di musulmani, ungari, normanni ecc. Esisteva tuttavia un certo disagio sociale dovuto all'organizzazione feudale che faceva sì che i figli cadetti delle famiglie nobili avessero come uniche scelte le carriere o ecclesiastica o militare; c'era quindi una forte fetta di nobili armati in cerca di fortuna che, soprattutto dalla Francia, rispose con zelo alle richieste di aiuto provenienti dai regni cristiani di Leon, Castiglia, Navarra e Aragona impegnati nella Reconquista.

La stessa Chiesa romana, impegnata nella lotta per le investiture contro gli Imperatori germanici, incoraggiò la guerra come una reazione giusta all'invasione musulmana sollecitando l'aiuto della cavalleria europea; tuttavia, a differenza degli islamici, non erano garantiti benefici della guerra santa ai soldati morti in battaglia. L'intervento della Chiesa aveva anche la finalità politica di trovare appoggi e farsi riconoscere come fonte di legittimità a governare in un momento in cui era fortemente provata e messa in discussione dal contenzioso con l'Impero e dall'applicazione della riforma gregoriana.

Anche al di fuori della penisola iberica si registrò un rinnovato slancio, da parte del mondo occidentale, per la riconquista dei territori occupati, come in Sicilia, nelle Baleari e in brevi incursioni in Corsica e Sardegna. Spesso il motore di queste spedizioni erano le città portuali affacciate sulle coste tirreniche, adriatiche, provenzali e catalane, che accanto a un commercio col mondo bizantino e arabo (nonostante i divieti), accostavano dall'XI secolo brevi spedizioni militari, come quella unita di Genova e Pisa nel 1015-1016, il sacco di Palermo da parte dei pisani nel 1067, o quello della città tunisina di al-Mahdiya, sempre ad opera dei pisani (1087). Il successo di queste spedizioni venne preso a modello per le successive grandi imprese in Oriente.