-La Guerra dei Trent'anni - I
Le origini dell'ultima guerra religiosa in Europa furono varie. La principale fu l'opposizione religiosa e politica tra cattolici e protestanti. La pace di Augusta del 1555, firmata dall'imperatore Carlo V, aveva messo fine agli scontri tra cattolici e luterani, introducendo il principio del cuius regio eius religio e stabilendo che i luterani potevano rimanere in possesso dei territori ecclesiastici secolarizzati fino al 1552 (pace di Passau). Tuttavia vari problemi rimasero aperti: oltre al fatto che la pace era considerata, specialmente dai luterani, solo una tregua temporanea, i termini del trattato prevedevano l'adesione, da parte dei principi, al credo cattolico o a quello luterano, con esclusione di ogni altro credo, incluso il calvinismo, che andava diffondendosi rapidamente in varie aree della Germania.
A queste considerazioni di ordine religioso si aggiunsero tendenze egemoniche o d'indipendenza di vari stati europei, rivalità commerciali, ambizioni personali e gelosie familiari. La Spagna era interessata ad esercitare una decisiva influenza sul Sacro Romano Impero per garantirsi la possibilità di affrontare la guerra con gli olandesi che durava ormai da molti anni, e che sarebbe ripresa apertamente nel 1621, allo scadere cioè della tregua dei dodici anni.
In Germania era nel frattempo in corso una lotta politica fra i principi tedeschi e l'imperatore di casa Asburgo che desiderava che il titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero non fosse più solamente una figura rappresentativa ed un retaggio medievale ma rappresentasse un potere effettivo sui territori che "nominalmente" appartenevano al Sacro Romano Impero, affermando così l'egemonia degli Asburgo su tutta la Germania e portando a compimento l'impresa fallita da Carlo V.
Enrico IV di Francia, in risposta, continuò la politica anti-asburgica dei predecessori, convinto del fatto che, se gli spagnoli fossero usciti vittoriosi dalla guerra in Olanda e la Germania fosse caduta sotto l'egemonia imperiale, la Francia sarebbe stata schiacciata tra possedimenti asburgici su ogni lato.
Questi vari fattori cominciarono a manifestare la loro importanza già a partire dagli ultimi anni del XVI secolo. I primi scontri, di carattere religioso, si verificarono nel Sacro Romano Impero a causa del reservatum ecclesiasticum, una norma contenuta nella Pace di Augusta che stabiliva che le autorità ecclesiastiche convertite al protestantesimo dovessero lasciare i propri territori. La questione si presentò quando il principe-arcivescovo di Colonia si convertì al calvinismo; poiché l'arcivescovo di Colonia era anche un principe elettore, si sarebbe venuta a creare una maggioranza protestante nel collegio elettorale. A tale prospettiva i cattolici risposero scacciando con la forza l'arcivescovo e ponendo al suo posto Ernesto di Baviera. In seguito a questo successo cattolico, la regola del cuius regio eius religio fu applicata più duramente in vari territori, costringendo i protestanti ad emigrare o ad abiurare.
La scintilla scatenante del conflitto si ebbe nel 1618, quando l'imperatore del Sacro Romano Impero Mattia nominò re di Boemia, prevalentemente protestante, il cattolico e gesuita Ferdinando II. Questi vietò la costruzione di alcune chiese protestanti, provocando una violenta ribellione, che culminò con la "defenestrazione di Praga" (due luogotenenti dell'imperatore furono scaraventati giù dalle finestre del palazzo reale; i due tuttavia ne uscirono illesi in quanto atterrarono sui detriti del fossato del castello).
La fase Boemo-palatina (1618-1625)
Dopo la defenestrazione di Praga la rivolta si diffuse in tutta la Grande Boemia, ovvero in Boemia, Moravia, Slesia e Lusazia. Il conflitto sarebbe forse rimasto a livello locale se la morte di Mattia nel 1619 e la conseguente elezione a imperatore di Ferdinando, con il nome di Ferdinando II, non avessero interrotto i negoziati che sembravano poter risolvere la questione.
Federico V, Principe Elettore del Palatinato (1596-1632)
A questo punto, a causa della debolezza di entrambi i contendenti, Ferdinando fu costretto a richiedere aiuto alla Spagna, che rispose inviando fondi in cambio della promessa, mai mantenuta, di ricevere l'Alsazia; i Boemi, a loro volta, si rivolsero al candidato da loro originalmente proposto al trono di Boemia, ovvero Federico V del Palatinato, figlio del fondatore dell'Unione Evangelica, promettendogli il trono di Boemia in cambio di protezione da parte dell'Unione. Federico, pur sapendo che l'accettazione del trono da parte sua avrebbe precipitato un conflitto in Germania, decise di accogliere la richiesta, anche sotto la spinta dei suoi consiglieri Cristiano di Anhalt e Ludvig Camerarius.
Inizialmente i ribelli ottennero alcuni successi, anche grazie al fatto che alla rivolta si unirono gli stati dell'Alta e Bassa Austria; inoltre i ribelli ricevettero un inaspettato aiuto dal Principe di Transilvania Gabriele Bethlen, il quale condusse un'armata in Ungheria, appoggiato dal Sultano Ottomano. Nel 1619 Enrico Matteo von Thurn-Valsassina condusse un esercito ribelle sotto le mura della stessa Vienna, anche se mancava dell'artiglieria necessaria a condurre un assedio. In ogni caso, il 10 giugno 1619, il conte Buquoy, comandante delle forze imperiali, sconfisse i protestanti del Conte di Mansfeld nella battaglia di Záblatí, tagliando le comunicazioni di Thurn e costringendolo a levare l'assedio.
Nonostante la battaglia, le forze di Thurn potevano ancora essere pericolose, e le truppe transilvane continuavano a ottenere sostanziali successi in Ungheria, ma a questo punto la situazione volse totalmente a sfavore dei Boemi: le forze della Lega Cattolica, 30.000 uomini al comando di Johann Tserclaes, conte di Tilly, procedettero alla pacificazione della Alta Austria, mentre le forze imperiali occupavano la Bassa Austria. Inoltre Giovanni Giorgio I era passato dalla parte imperiale e aveva occupato, con pochissimo sforzo, la Lusazia. Nel frattempo, nel settembre 1620, in Spagna, Filippo III decise di inviare le forze al comando di Ambrogio Spinola, stanziate nei Paesi Bassi, contro il Palatinato, nella speranza di stroncare definitivamente la ribellione colpendola ad ovest mentre le forze della Lega sarebbero avanzate in Boemia; quattro mesi dopo, nel gennaio 1621, venne emesso un bando imperiale contro Federico V.
In Boemia, le forze imperiali e della Lega si unirono, e procedettero contro le truppe protestanti nella battaglia della Montagna Bianca, riportando una completa vittoria con perdite molto contenute. A questo punto la ribellione era stata completamente sedata: la Boemia venne annessa ai territori ereditari degli Asburgo, e negli anni successivi l'Imperatore procedette ad un'opera di cattolicizzazione forzata, provocando la fuga di una enorme quantità di profughi (si stima almeno 36.000 famiglie) e la ridistribuzione di gran parte delle terre in Boemia e Moravia a nobili cattolici.
Anche i combattimenti in Ungheria ebbero fine il 31 dicembre 1621, con la Pace di Nikolsburg, in base a cui Gabriele Bethlen accettò di ritirarsi dal conflitto in cambio di concessioni territoriali. Nel Palatinato, tuttavia, gli scontri continuarono, in quella che alcuni storici considerano la fase palatina della guerra, distinta dalle altre; in seguito al bando imperiale, Federico V era stato costretto all'esilio, e vagava tra le corti protestanti europee cercando appoggio, soprattutto in Olanda, Danimarca e Svezia. Il titolo di Principe elettore detenuto da Federico era stato assegnato a Massimiliano I di Baviera, suo lontano parente, che con le truppe della Lega Cattolica da lui guidata aveva contribuito alla vittoria cattolica; le truppe spagnole continuavano l'assedio delle piazzeforti che resistevano ancora, con lo scopo di occupare la Renania come base per la futura offensiva contro l'Olanda.
In questa situazione i resti delle forze protestanti cercarono di recuperare almeno in parte il terreno perduto, ma non potevano contare nemmeno sull'appoggio dell'Unione Evangelica, che, in base all'Accordo di Magonza del 1º aprile 1621, aveva sciolto il proprio esercito sotto la promessa che Spinola ne avrebbe preservato la neutralità. A cambiare la sorte del conflitto non valse neppure la morte del Re di Spagna Filippo III, in quanto il figlio Filippo IV, coadiuvato dal Conte-Duca di Olivares, era un convinto assertore della causa cattolica e della solidarietà tra i due rami degli Asburgo.
Nel febbraio 1622, Spinola costrinse alla resa la piazzaforte di Jülich, tenuta da una guarnigione olandese. Il tentativo di concentrarsi effettuato dalle forze protestanti rimanenti venne sventato quando le forze di Giorgio di Baden-Dürlach vennero battute nella battaglia di Wimpfen, e quelle di Cristiano di Brünswick nella battaglia di Höchst, entrambe nel tentativo di attraversare dei corsi d'acqua. Le piazzeforti rimanenti caddero nel corso dell'anno e le forze protestanti di Cristiano di Brunswick vennero definitivamente schiacciate da Tilly nella battaglia di Stadtlohn.
A questo punto a Federico V non rimanevano alternative: egli fu costretto a rinunciare alla lotta. Nel gennaio del 1624, il conte di Mansfeld sciolse ciò che restava delle sue forze; nel luglio dello stesso anno, Giovanni Giorgio I di Sassonia riconobbe la validità del trasferimento del titolo elettorale a Massimiliano I di Baviera (ma solo alla sua persona, non alla sua famiglia). L'esercito di Tilly venne lasciato ad occupare la Germania nord-occidentale, esclusa la Frisia occupata dagli olandesi; a questo punto un breve intervallo di pace scese sull'Impero, pace che tuttavia sarebbe stata presto rotta dall'entrata in campo della Danimarca a fianco dei protestanti.