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Le Olimpiadi


Prendono il nome dalla città dell'antica Grecia in cui si svolsero, Olimpia, dal 776 a.C. al 393 a.C.
Le sue origini si perdono nel mito e il suo sport più prestigioso, fu lo stadion, la corsa. Prendeva il nome dall'edificio in cui si svolgeva (da cui deriverà stadium in latino e poi il nostro stadio) e il suo vincitore veniva considerato il vinictore dei giochi che avrebbe acceso il fuoco nei giochi successivi.
Col passare del tempo altri sport si aggiunsero alla corsa e il numero di gare aumentarono, facendo sì che l'evento si svolgesse su più giorni.

Le olimpiadi antiche non furono solo un evento competitivo, ma anche religioso, essendo organizzate in onore di Zeus. Diventarono così importanti e così sentite, da rappresentare il modo in cui i Greci contavano gli anni e da interrompere tutte le guerre nel periodo in cui si svolgevano.

A differenza dei Giochi Olimpici moderni, solamente gli uomini che parlavano greco potevano partecipare alle celebrazioni. Erano, però sempre considerati giochi "internazionali" poiché partecipavano greci dalle varie città stato della Grecia, ed anche dalle colonie.

Le competizioni in cui gli atleti si misuravano erano:
- La corsa, non corrispondeva alla maratona, inserita solo nelle Olimpiadi moderne come rievocazione della vittoria Greca nella città di Maratona. Lo stadion già citato consisteva essenzialmente in uno sprint su un rettilineo di 192 metri circa. I giocatori partivano in piedi e con le braccia protese in avanti.

- Il pugilato, introdotto nella XIII Olimpiade. I criteri per l'assegnazione di una vittoria erano differenti da quelli utilizzati oggi, basti solo pensare che non esistevano categorie di peso, quindi i combattimenti erano riservati a taglie alquanto elevate e soprattutto i risultati si rivelavano spesso tragici visti i molti casi di decessi e lesioni gravi. Gli incontri non avevano un termine, proseguivano fino a che uno dei due sfidanti non si arrendeva. Inoltre solo chi vinceva prendeva gli onori, gli altri erano umiliati, non esisteva la concezione del 2° e 3° posto.

- La lotta, esisteva già quando nacquero le Olimpiadi ed era nata per addestrare gli eserciti al combattimento corpo a corpo, ma nel corso dei secoli ha perso tutti gli aspetti cruenti che la caratterizzavano. Nel 708 a.C. venne aggiunta ai giochi olimpici nel quadro delle prove del Pentathlon. Si iniziava in piedi, non necessariamente l'avversario doveva toccare il terreno con le due spalle, ma era sufficiente farlo cadere a terra per tre volte perché si dichiarasse vinto. Le gare si basavano sull'eliminazione diretta: anefedro era definito colui che vinceva ogni incontro; aconita era definito chi vinceva per abbandono dell'avversario, il quale prima ancora dell'inizio del combattimenti rinunciava per il riconoscimento della propria inferiorità, questo era il titolo più desiderato.
Uno dei più grandi campioni olimpici della lotta antica fu Milone di Crotone, vincitore per ben sei volte dal 540 a.C. al 516 a.C.

- Il Pancrazio, appare come disciplina olimpica nel 648 a.C.; misto tra lotta e pugilato, lo scopo era vincere l'avversario utilizzando tutte le proprie forze, a mani nude, ed i contendenti avevano la possibilità di usare tutte le mosse possibili, sgambetti, proiezioni, leve articolari, pugni, calci, ginocchiate, gomitate, unghiate, tecniche di rottura delle dita. La storia racconta di come Milone di Crotone, specialista nella lotta e nel pancrazio, sfidò un toro, lo vinse e fece un giro dello stadio di corsa con lo stesso toro sulle spalle. E di come Arrachione, mentre l'avversario lo stava strangolando, con la bocca riuscì a spezzargli l'alluce, ma nel farlo soffocò proprio mentre l'avversario si arrendeva. I giudici furono costretti a decretarlo vincitore da morto. Successivamente il Pancrazio rientrò nei limiti ed ebbe come obiettivo solo quello di vincere l'avversario e non di ucciderlo.

- Gare equestri (Corse dei carri e dei cavalli) aggiunte nel 680 a.C. si svolgevano sia corse di carri trainati da quattro cavalli (tethrippon) che da due (synoris). L'ippodromo di Olimpia era lungo circa 550 metri e largo la metà: vi potevano gareggiare fino a 60 carri contemporaneamente (probabilmente nella realtà il loro numero era assai minore). Il tethrippon consisteva di dodici giri dell'ippodromo, alle cui estremità si dovevano affrontare due curve piuttosto strette.
Diversamente dagli altri atleti olimpici, gli aurighi non gareggiavano nudi, probabilmente per ragioni di sicurezza dato il polverone sollevato dai cavalli in corsa e la frequenza con cui si verificavano sanguinosi incidenti.

- Il pentathlon (Salto in lungo, Lancio del giavellotto, Lancio del disco, Corsa, Lotta), bisognava superare tre prove "leggere", come la corsa, il salto in lungo e il lancio del giavellotto, e due "pesanti", come il lancio del disco e la lotta; c'è chi sostiene che non ci fosse il giavellotto ma il pugilato, e chi non il lungo ma il pancrazio. Il salto in lungo, il lancio del disco e il giavellotto non venivano mai disputati come gare a sé, ma facevano parte di una prova multipla. Storicamente, il pentathlon rappresenta una evoluzione dello sport: è quasi ovvio sottolineare che nasce più tardi di altre discipline, giacché alcune di quelle comprende. Nasceva per ultimo e per ultimo veniva disputato nel calendario olimpico, e la lotta, al di là dell'ordine delle altre gare che è tuttora materia di discussione, veniva combattuta per ultima tra le cinque gare.

I Giochi persero gradualmente importanza con l'aumentare del potere Romano in Grecia. Quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'Impero Romano, i Giochi Olimpici vennero visti come una festa "pagana", e nel 393, l'imperatore Teodosio I li vietò, ponendo fine a una storia durata 1000 anni.