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L'origine degli Inca è da tempo discussa e controversa. Non si sa se siano un popolo autoctono oppure sia arrivato nei territori delle Ande dopo una lunga migrazione. Quale che sia la loro origine, agli albori del XIII secolo gli Inca erano stabilmente stanziati nella valle del Cuzco. Non erano l'unica comunità che abitava la valle, perché dai racconti che ci sono stati tramandati, apprendiamo che dovevano dividere il territorio con altre tribù consanguinee e, probabilmente, con genti autoctone che avevano trovato in sito al loro arrivo. La loro storia, in quei lontani frangenti, non si dovette differenziare di molto da quella abituale delle varie etnie andine, caratterizzata da un rude lavoro agricolo inframmezzato da sporadiche scaramucce per il controllo dei terreni coltivabili.
Un unico fattore li differenziava dalle altre genti: il possesso del tempio che avevano edificato nel Cuzco e che era divenuto il punto di riferimento per le pratiche cultuali di tutta la vallata. Il prestigio degli Inca era legato a quello del loro luogo sacro e dipendeva, ovviamente, da quello dei loro sacerdoti che esercitavano una importante attrazione in tutta la contrada. I capi della etnia Inca non avevano un potere riconosciuto altro che tra la loro gente. Erano dei "Sinchi", ovvero dei capi militari, scelti per l'occasione, in caso di necessità belliche e destinati a lasciare il potere a pacificazione raggiunta.
Un cambiamento significativo si manifesta durante il regno del quarto sovrano. La sua figura è sempre mitica, ma il corpo di leggende che lo riguardano, pongono l'accento su una nuova concezione dei rapporti con le etnie confinanti. Già il suo nome, Mayta Capac si riallaccia a quello dell'eroe primordiale Manco, in quanto si appropria dell'epiteto "Capac" che è proprio di un signore assoluto. Gli Inca non avevano l'esclusività di questo titolo che era diffuso sulle Ande e che identificava il capo supremo delle varie etnie, ma il solo fatto di definire il loro supremo rappresentante con questo epiteto, mostra che la loro comunità tendeva ormai a considerarsi una nazione.
Secondo i racconti che lo riguardano Mayta Capac si scontrò con gli Alcabizas, una tribù consanguinea degli Inca che si vantava di discendere da Ayar Uchu un fratello di Manco, come lui nato dalla mitica caverna di Pacaritambo. Non si trattava più di attrarre le altre comunità con la maestà del tempio del Cuzco, quanto piuttosto di dominarle. Questa nuova politica non deve aver incontrato l'appoggio dei sacerdoti che volevano diffondere la loro supremazia grazie soltanto alle pratiche religiose ed infatti sono note le divergenze tra il potere sacerdotale e quello regio che questo sovrano dovette risolvere.
La sua opera avrebbe trovato la sua naturale continuazione sotto il suo successore, Capac Yupanqui, anche lui un "Capac" e anche lui in contrasto con i sacerdoti. Sotto la sua guida gli Inca avrebbero consolidato la politica egemonica che doveva distinguerli confederando tutte le tribù vicine in una alleanza di cui si riservavano la conduzione. Era questa una novità assoluta per l'altipiano andino e sarebbe stata la base di partenza per l'ulteriore salto di qualità rappresentato della costituzione di un impero.
Il superamento del potere sacerdotale a vantaggio di quello regio non poteva risolversi pacificamente ed infatti assistiamo ad un'epoca di torbidi. Il regno di Capac Yupanqui finì tragicamente e il suo successore non parve intenzionato a scontrarsi con i ministri del culto. Il suo nome era quello di Inca Roca e segnava una innovazione notevole nella gerarchia del Cuzco. Per la prima volta, un sovrano, non si rifaceva alla maestà di un "Capac", ma si fregiava del titolo di Inca, rivendicando orgogliosamente la sua differenza rispetto agli altri capi del territorio. Inoltre apparteneva alla metà Hanan di Cuzco e avrebbe fissato la sua reggia nella parte superiore della città, abbandonando il tempio che era stata la dimora dei suoi predecessori.
Da allora il potere regio e quello sacerdotale risultarono definitivamente distinti anche se la supremazia dell'uno sull'altro restava da essere determinata. Comunque Inca Roca seguì la politica di Capac Yupanqui nei riguardi delle altre etnie ampliando considerevolmente la supremazia del Cuzco grazie a delle guerre vittoriose.
Il castello politico costruito da questo sovrano sembrò però sul punto di crollare quando il nuovo sovrano Yahuar Huacac venne assassinato e la confederazione tanto faticosamente costruita si sfasciò precipitando il paese nell'anarchia. Sembrava la fine dell'egemonia degli Inca, ma un nuovo sovrano seppe risuscitare la scomparsa alleanza ristrutturando la rete di alleanze provvisoriamente compromessa. Si trattava di Viracocha Inca, l'ultimo campione della confederazione Inca. Questo sovrano manifestò una notevole capacità organizzativa, ampliando considerevolmente i suoi domini, ma non si dimostrò all'altezza dei suoi compiti, quando si presentò un pericolo esterno particolarmente angoscioso per la sopravvivenza stessa dello Stato Inca.
Si trattava dello scontro con un'altra confederazione, quella dei Chanca, che si era ritagliato un potere simile a quello degli Inca a Nord del Cuzco. Il confronto era per la vita e avrebbe determinato il possesso dell'intera regione, ma l'ormai anziano monarca non si sentiva in grado di combattere e fu un altro a raccogliere la sfida. Si trattava di Inca Yupanqui, uno dei figli di Viracocha che sarebbe stato conosciuto col titolo di Pachacutec, il riformatore del mondo. Pachacutec ebbe il merito, non solo di sconfiggere i Chanca, intorno al 1400, ma soprattutto di comprendere che le limitate strutture confederative dello Stato Inca non si prestavano più alla posizione politica che si era determinata.
Sotto la sua guida, lo Stato Inca si trasformò in un impero conglobando tutte le etnie che ne facevano o che ne avrebbero fatto parte. La perdita della sovranità delle varie nazioni venne mitigata con un riconoscimento sostanziale delle diversità religiose e delle consuetudini locali, ma ogni velleità di indipendenza venne inesorabilmente schiacciata.
In pochi anni il territorio delle Ande divenne soggetto interamente alla legge del Cuzco e gli Inca si trasformarono in una classe dominante tesa però a fondere la massa dei loro sudditi in un unico popolo di cui, loro, erano, nello stesso tempo, i dominatori e i garanti dell'equilibrio socio politico. I suoi successori, Tupac Yupanqui e Huayna Capac continuarono la sua opera, portando i confini dell'impero dall'Ecuador al Cile e soprattutto consolidando la nuova struttura della società secondo i canoni previsti dal suo fondatore.
Società
La figura più importante dell'impero era il Sapa Inca (l'unico Inca), ovvero il re, e la coya, ovvero la regina. Quando veniva scelto un nuovo re, i suoi sottoposti costruivano per la sua famiglia una residenza reale. La residente del precedente Sapa Inca restava a disposizione del vecchio regnante e della sua famiglia. Solo i discendenti dell'originale tribù Inca potevano diventare Inca. I giovani della famiglia Inca frequentavano la Yachayhuasis (casa della conoscenza) per ottenere un'istruzione.
Uno dei motivi per cui l'impero si espanse così tanto in così poco tempo è da ricercare nel fatto che la religione era comune a tutti i popoli. Secondo queste credenze il Sapa Inca continuava a regnare sui suoi territori, anche dopo la morte. Ogni re poteva diventare ricco e potente solo se possedeva dei terreni. Questo significava che per ottenere terre di propria esclusiva proprietà, ogni nuovo re doveva conquistare altri popoli espandendo i propri domini. Quindi, con ogni nuovo imperatore, l'impero si espandeva.
Il Tahuantinsuyu era un sistema federalista composto da un governo centrale con a capo l'Inca, e quattro province: Chinchaysuyu (nord-ovest), Antisuyu (nord-est), Qontisuyu (sud-ovest) e Qollasuyu (sud-est). I quattro angoli di queste province si incrociavano al centro, Cuzco. Ogni provincia aveva un governatore che controllava gli ufficiali locali, che a loro volta controllavano le zone agricole delle vallate dei fiumi, le città e le miniere. C'erano catene di comando separate per le istituzioni religiose e militari, il che portò ad un sistema di parziali controlli e bilanciamenti del potere. Gli ufficiali locali erano responsabili di dirimere le liti tra i coloni e di tenere traccia del contributo di ogni famiglia al mita (servizio pubblico obbligatorio).
I quattro governatori principali erano chiamati apos. Il successivo grado gerarchico, i tukuyrikuq (capi locali), contava 90 persone ed era incaricato della gestione di una città e dei suoi dintorni. Sotto di loro stavano quattro livelli amministrativi.
I discendenti dell'originale tribù Inca non erano abbastanza numerosi per poter amministrare l'intero impero senza aiuto. Per far fronte alla necessità di comando a tutti i livelli, gli Inca istituirono un sistema di servizio civile. I maschi di 13 anni, e le ragazze in età di prime mestruazioni, dovevano sottoporsi ad un test di intelligenza da parte degli ufficiali Inca locali. In caso di fallimento, il loro ayllu (gruppo familiare esteso) avrebbe insegnato loro uno dei numerosi lavori, quali agricoltura, lavorazione dell'oro, tessitura o arte militare. Se avessero passato il test, invece, sarebbero stati inviati a Cuzco per frequentare la scuola e diventare amministratori. Gli veniva insegnato a leggere il quipu (scritti su corda intrecciata) e l'iconografia inca, l'arte del comando, la religione e, soprattutto, la matematica. I diplomati di questa scuola costituivano la nobiltà, e ci si aspettava che si sposassero con esponenti di famiglia nobile.
Nonostante alcuni operai fossero molto stimati, come ad esempio l'orafo ed il sarto reali, questi non avevano la possibilità di entrare a far parte della classe regnante. Al massimo potevano sperare che i loro figli fossero promossi all'esame da adolescenti entrando a far parte del servizio civile. Nonostante gli operai fossero considerati la classe sociale più bassa, avevano un minimo di diritti riconosciuti, e tutti ceti erano ugualmente soggetti allo Stato di diritto. Ad esempio, se un operaio veniva accusato di furto e le prove si dimostravano false, l'ufficiale locale poteva essere punito per non aver fatto bene il proprio lavoro.
L'educazione dei giovani Inca era severa rispetto agli standard odierni. Un neonato, alla nascita, veniva lavato in acqua fredda ed avvolto in un piumino. In seguito veniva posto in una buca nel pavimento che usava come spazio di gioco. Quando aveva circa un anno, al bambino veniva impartita una dura disciplina. A 14 anni ai maschi veniva consegnato un perizoma durante una cerimonia ufficiale, per demarcare la sua mascolinità. I ragazzi delle famiglie nobili erano soggetti a varie prove di resistenza e conoscenza. Dopo il test ricevevano orecchini ed un'arma.
Le donne costituivano una parte essenziale della società. Il loro principale ruolo era quello di badare ai bambini; avevano anche molti altri compiti casalinghi che rendevano dura la loro vita dopo il matrimonio. Solitamente le donne Inca si sposavano a 16 anni. Nella società inca la monogamia non era obbligatoria ma, per motivi economici, gli uomini riuscivano a mantenere solo una moglie.
Le prove di matrimonio, simili alle attuale convivenze, erano normali nella cultura inca. In questo genere di matrimonio l'uomo e la donna si accordavano provando ad essere sposati per qualche anno. Alla scadenza la donna poteva tornare dai genitori se lo desiderava, e il marito poteva cacciarla se credeva che la prova non avesse funzionato come previsto. Una volta che il matrimonio diventava definitivo, potevano divorziare solo se non avevano avuto figli.
Quasi sempre le donne sposavano uomini della stessa classe sociale. Nonostante fosse raro che una donna sposasse un uomo di ceto superiore, questo poteva accadere se la donna era giovane. L'unico modo per una donna di elevare il proprio grado sociale era quello di farsi notare da un uomo importante.
Nella società inca il matrimonio non era una festa. Era invece visto come un accordo puramente economico stipulato tra due famiglie. Una volta che una donna si era sposata, ci si aspettava da lei che recuperasse il cibo e lo cucinasse, che si prendesse cura di animali e bambini, ed anche che andasse al mercato. I doveri della donna non cambiavano qualora restasse incinta. Nel momento in cui scopriva di aspettare un bambino pregava facendo offerte al dio inca noto come Kanopa.