-Padre Giuseppe e Richelieu
-Padre Giuseppe, La Rochelle
-Padre Giuseppe, il Cardinale mancato
-Padre Giuseppe, l'uomo religioso
La Francia si dimostrava essere profondamente divisa. Le due ribellioni della regina madre avevano mostrato non solo quanto fosse precario il potere reale, ma anche come fosse difficile per il sovrano controllare il territorio. Chiunque avesse un briciolo di potere era in grado di utilizzarlo a proprio vantaggio esautorando colui che gli aveva consegnato quello stesso potere. I governatori di province, come fu per Carlo Gonzaga Nevers, potevano in qualsiasi momento utilizzare le risorse a loro momentanea disposizione per muovere contro i propri avversari politici.
Le divisioni nel paese, però, non si fermavano qui. Come già detto, infatti, esistevano, disseminate sul territorio francese, piazzeforti o città sotto il controllo ugonotto. Soprattutto nella Francia meridionale esse godevano di un'indipendenza che nessun altro Stato europeo tollerava e la minaccia di tendenze separatiste era sempre in agguato, per questo Richelieu definì i protestanti un vero e proprio Stato nello Stato. L'Editto di Nantes, nonostante tutte le premesse e gli scopi che si prefiggeva, aveva creato una situazione completamente opposta ai risultati sperati, e dato vita a una sorta di ceto privilegiato rispetto al resto della nazione. La questione religiosa divenne presto una questione politica, tanto più che molti passavano al calvinismo solo per interesse.
Gli eventi della campagna contro gli Ugonotti dei primi anni venti risultarono molto favorevoli al cappuccino e al suo amico vescovo. Nel tentativo di reprimere le forze protestanti in giro per la Francia, Luynes pose sotto assedio Montauban una delle principali roccaforti protestanti. L'assedio durò alcuni mesi e senza risultati, dimostrando le scarse capacità militari del protetto del re. Luigi XIII che dopo qualche tempo perse entusiasmo per la questione preferì dedicarsi alla caccia, lasciando l'incombenza al nobile. Tempo, uomini e mezzi vennero sprecati in quantità per l'assedio che non solo non permise la conquista della città, ma nel dicembre del 1621, portò alla morte di Luynes per un attacco di tifo. Le porte si spalancarono per gli interessi di Richelieu, il quale attese con pazienza il lavoro del più influente amico cappuccino a Corte.
La pace di Montpellier, firmata nel 1622, aveva lasciato gli Ugonotti con circa la metà delle città che avevano due anni prima, ma rimanevano in alcune zone battaglieri, soprattutto nel sud-ovest, e dove si erano arresi, pronti a riprendere le armi. Fu poco prima della firma del trattato che Richelieu riuscì ad avere il proprio cappello cardinalizio: il re, non avendo più l'opposizione di Luynes, cedette alle pressioni del giovane vescovo, il quale approfittò anche della tradizione della Francia di avere quattro cardinali, e che fosse appena morto quello di Retz. Il nuovo cardinale si fece subito notare concedendo i suoi servigi a Maria de' Medici, organizzando un ricevimento a cui parteciparono la regina madre e i principi e lasciando Luçon, comprando il castello di Rueil, vicino a Parigi. Se Richelieu fosse convinto che la sua nuova carica avrebbe smosso immediatamente a suo favore le torbide acque della politica di Corte non lo sappiamo, ma è certo che se così fosse stato, rimase molto deluso. La sua posizione era di quelle più influenti e più ascoltate seppur indirettamente, ma il re non ne voleva sapere della presenza di quell'uomo al suo fianco. Richelieu, mediante Maria, riusciva sempre a mettere la sua opinione nel piatto del Consiglio della Corona, la quale opinione spesso riusciva più a genio di molte altre. Per tenerlo lontano dalle assemblee più importanti si cercava spesso di affidargli missioni diplomatiche all'estero, che erano sempre rifiutate con la scusa di voler condurre una vita privata. Le intenzioni di Richelieu erano infatti quelle di rimanere alle costole della regina madre, su cui aveva più influenza, per ottenere di nuovo un posto nel Consiglio. Nonostante questo, egli sapeva che il suo potere o la sua ascesa sarebbero dipesi solamente dal re e non dal Consiglio o da Maria de' Medici, dato che bastava una semplice indicazione dalla corona perché tutta la fatica fatta risultasse vana. L'imprevedibile personalità del re, che già si era fatta notare in alcuni episodi descritti in cui aveva inciso particolarmente sugli eventi, era stata influenzata dai sempre duri rapporti con la madre. Luigi era un personaggio malato, afflitto dalla tubercolosi già a circa vent'anni e logorato dalla nevrastenia. Era capace di grande gentilezza, ma per via di una grande gelosia era portato a sospettare delle motivazioni di tutti. Certamente i numerosi salassi che era costretto a subire e le medicine che doveva assumere non aiutavano, ma era di suo uno spirito vendicativo e nomade tanto che aveva spesso bisogno di svaghi, stufandosi presto di ciò che si stava occupando e lasciandone ad altri le incombenze. Egli odiava la felicità e i successi altrui, tanto che spesso si trovò ad allontanare coloro i quali, con i loro successi, rendevano più grande la sua immagine. Nonostante tutti i difetti che aveva riuscì a trasmettere al figlio un acuto senso del destino reale (che lui pensava come qualcosa di mistico) e la capacità nello scegliere i più validi collaboratori. Era chiaro che non era facile riuscire a fare breccia nell'animo di questo sovrano, ma ben presto il re si rese conto, nonostante tutte le gelosie e le ritrosie nei confronti di quel cardinale malato tanto quanto lui, che era l'uomo adatto con cui collaborare. Cedendo alle costanti pressioni che muovevano contro di lui, vinse la sua avversione nei confronti del Cardinale e lo ammise al Consiglio il 29 aprile 1624. La prima mossa che Richelieu fece fu quella di depositare sul tavolo un lungo documento in cui rivendicava i privilegi dovuti in Consiglio a un cardinale esasperando il capo di tale istituzione, il marchese di Vieuville, che venne esautorato dal suo incarico dal re. A questo punto il re chiese pareri a Richelieu su cosa si dovesse fare con il Consiglio e la risposta che ricevette fu quella di non causare un avvicendamento di ministri, dato che il paese era già in ginocchio economicamente. Una volta fatto da parte Vieuville e riunito il Consiglio, il re diede a Richelieu la parola e lui spiegò al Consiglio le sue idee in politica interna e estera, tutti gli errori fatti fino ad allora e anche che il re avrebbe dovuto comportarsi in modo che tutti sapessero che si occupava in persona dei propri affari. Il re rimase colpito dal suo discorso e brevemente riconobbe che l'amministrazione Luynes era stata disastrosa e volle che da allora gli affari di Stato fossero gestiti nel miglior modo possibile. Il primo incarico che ricevette Richelieu fu quello di Segretario di Stato per il Commercio e la Marina, oltre a diventare capo del Consiglio e una delle prime cose che fece fu scrivere al cappuccino Joseph affinché lo raggiungesse a Parigi.
La Rochelle
L'accordo del 1621, seguito al fallimentare assedio di Montauban in cui morì Luynes, era estremamente fragile. Il problema era particolarmente grave dato che nessuna delle due parti, i protestanti e il re, si curarono minimamente di mantenere gli accordi presi, anzi approfittarono di ogni occasione per ottenere vantaggio. Questo conflitto latente era destinato prima o poi a esplodere apertamente, e la prima occasione di scontro avvenne nel 1625 per iniziativa del protestante duca di Soubise. Al comando di una piccola squadriglia di navi da guerra, occupò una delle isole strategiche al largo di La Rochelle e fece incursioni nei porti realisti, catturando, oltre a un ingente bottino, anche le cinque navi che con tanta cura e fatica père Joseph e Carlo Gonzaga di Nevers avevano fatto costruire per trasportare i crociati in Terra Santa. Quando la situazione per lui si fece pericolosa, spiegò le vele e fece rotta per l'Inghilterra dove venne accolto come un eroe protestante. Il principale artefice della politica inglese dell'epoca fu George Villiers, duca di Buckingam, favorito del re. Fu lui ad organizzare, insieme a Richelieu, il matrimonio di cui si è già parlato tra Carlo, futuro re d'Inghilterra, ed Enrichetta. I rapporti con gli inglesi, iniziarono, però, ben presto a deteriorarsi, anche per l'appoggio che venne dato a Soubise e cominciarono gli scontri sui mari con catture di vascelli da entrambe le parti. Si arrivò così al 1626, quando nel porto di Bordeaux venne catturata una grossa flotta mercantile inglese, che portava vino in patria. L'Inghilterra rimase senza vino e i prezzi aumentarono enormemente, così a sua volta Londra rispose con un'ordinanza che prevedeva la confisca di tutte le navi e le merci francesi in acque inglesi. Un nuovo attacco nell'Atlantico ai danni della flotta francese nel marzo del 1627, non fece altro che peggiorare le cose.
In tutta fretta la Francia concluse un'alleanza con la Spagna. Le motivazioni di questo gesto, che sembrava andare contro la politica tenuta fino ad allora da Richelieu e dal suo entourage erano, come sempre, un complicato incrocio di interessi politici e religiosi. Da una parte la Spagna sperava, dopo gli accordi di Monzon, di attirare sempre di più verso di sé la Francia nella lotta contro i protestanti, soprattutto quelli tedeschi. Dall'altra parte, questo accordo, avrebbe portato due conseguenze per la Francia: la prima comportava l'interruzione degli aiuti navali olandesi contro gli Ugonotti; la seconda, invece, avrebbe portato alla rottura dei rapporti con l'Inghilterra, che avrebbe, di riflesso, rotto quelli con il loro alleato Federico del Palatinato, suocero del defunto Giacomo I. La Francia, inoltre, aveva bisogno dell'appoggio spagnolo, nell'eventualità in cui gli inglesi avessero deciso di mandare aiuti a la Rochelle. Anche questo accordo si rivelò però inutile per entrambe le parti, dato che nessuno voleva cedere ai bisogni altrui, ma il mancato buon rapporto non impedì agli inglesi di agire per proprio conto a danno delle due potenze continentali. Il 19 giugno 1627 Buckingham organizzò una spedizione segreta, comandata da lui stesso, che consisteva nel mandare a La Rochelle ingenti forze di fanteria, chiedendo agli abitanti se fossero disposti ad accoglierle. Se la risposta fosse stata affermativa, le truppe sarebbero andate sotto il comando di Soubise, altrimenti sarebbero tornate in Inghilterra. Una volta creata una guarnigione a La Rochelle, sarebbero salpati verso la Garonna dove erano custodite le navi con il vino. Quando fu nei pressi della Rochelle, Buckingam fece sbarcare le truppe sull'Ile de Ré, un isola di fronte alla città, ma queste mal equipaggiate, reclutate a forza e spesso carenti di rifornimenti, disertarono in massa oppure si dispersero non appena il governatore dell'isola, Jean de Saint-Bonnet de Toiras, inviò un distaccamento di cavalleria a contrastare le prime unità scese a terra. Il fortino di Saint-Martin era inespugnabile. Nel frattempo Soubise ricevette il rifiuto da parte dei cittadini di La Rochelle di far entrare i soldati. Richelieu era certo che se Buckingham avesse preso il forte di Saint-Martin, La Rochelle si sarebbe ribellata ancora una volta. Mise così in atto un meccanismo per arginare o per contrastare i possibili eventi futuri, dando a Gastone il comando supremo della zona, anche se il comandante effettivo era il duca d'Angoulême e fece affluire armati vicino a La Rochelle. Ad agosto, il duca aveva tanti effettivi quanti Buckingam sull'Ile de Ré.
La situazione a Parigi, però, si fece difficile per Richelieu: Luigi XIII era malato e si credette stesse per morire, ma la prospettiva che Gastone diventasse re, lo metteva in ansia e crebbero i dubbi sulle vere intenzioni degli abitanti di La Rochelle, facendolo esitare nel considerarla una città nemica. I dubbi che lo attanagliavano lo spinsero a consultare nuovamente père Joseph, il quale consigliò decisamente l'intervento per eliminare una volta per tutte il centro di qualsiasi possibile sedizione. Il cappuccino era in stretto contatto con i cattolici in città e aveva ricevuto ogni sorta di informazione, dalle difese alle scorte di cibo. Alla fine di luglio Luigi si riprese e riuscì a partecipare alla seduta del Consiglio, durante la quale chiarì con decisione che il suo volere doveva essere ascoltato in tutto il regno e che aveva deciso di partecipare all'assedio.
L'azione contro La Rochelle, se nell'immediato fu organizzata per impedire agli inglesi di invadere, a tutti gli effetti, il territorio francese, divenne poi un lungo e costante assedio contro una città governata da protestanti, che avevano chiesto l'aiuto (più o meno costretti) di altri protestanti. Nonostante gli avvenimenti sopra descritti, non bisogna pensare, che l'azione a La Rochelle sia stata organizzata dal nulla o fosse un'idea nuova. Come già detto gli accordi con i protestanti non reggevano e la paura di una nuova ribellione serpeggiava tra gli ambienti cattolici. Da molto tempo père Joseph incitava Richelieu affinché schiacciasse i ribelli Ugonotti e limitasse la diffusione della loro confessione, causata spesso più da interessi personali che da questioni di fede. Bisognava togliere dalle loro mani i maggiori privilegi che l'Editto di Nantes aveva concesso, in primis le piazzeforti e il potere militare. Questa opinione era condivisa da molti membri del clero, della magistratura e del ceto medio. Père Joseph considerava la presenza del re estremamente importante per il buon morale delle truppe, nonché, opinione condivisa da Richelieu, per restaurare l'autorità regia sui nobili.
Il re, completamente ristabilitosi dalla malattia, arrivò a La Rochelle a metà agosto. La città era già ridotta alla fame per il taglio delle vie di comunicazione da parte delle truppe di Angoulême, ma il governatore non aprì le porte al re, chiedendo invece rifornimenti a Buckingam e mettendo quest'ultimo in grosse difficoltà con i suoi uomini. Al seguito di Luigi XIII c'erano anche il Cardinale, il quale si stabilì a Pont-de-la-Pierre, vicino alla costa, e père Joseph. Quando, a La Rochelle, si seppe dove risiedeva Richelieu, si progettò di rapirlo, ma gli uomini del frate furono più veloci ad avvertire il prelato e, quando i rapitori si avvicinarono all'abitazione del Cardinale, si trovarono di fronte i moschettieri del re e lui stesso a capo di uno squadrone di cavalleria pronto alla carica. Il cappuccino ricevette l'invito a sistemarsi nell'abitazione scelta da Richelieu, ma, restìo ad accettare comodità e onorificenze, si stabilì in una piccola casa abbandonata che sorgeva vicino a un fosso all'estremità del giardino. Da questo povero rifugio père Joseph si mosse per mantenere ben saldo l'assedio alla città. Questo periodo venne descritto in una lettera alle sue monache come "peggiore dell'inferno", non tanto per la sgradevolezza dell'alloggio, quanto per la difficoltà che trovava nell'avvicinarsi, con la preghiera, a Dio. Le poche ore di sonno che si concedeva, si incastravano malamente con le sue attività nel campo dell'esercito a fianco di Richelieu e con il suo desiderio di isolarsi per pregare. Si consolò pensando che anche l'assolvimento dei compiti che Richelieu gli dava fosse un modo di rispettare volontà di Dio. Le incombenze di père Joseph erano estremamente varie: era responsabile del benessere morale e spirituale dell'esercito; con un buon numero di cappuccini ai suoi ordini, celebrava funzioni, faceva sermoni e ascoltava confessioni. Gli stessi cappuccini in collaborazione con i medici organizzavano ospedali, facevano da porta-feriti durante gli scontri e davano l'estrema consolazione ai morenti. Ma oltre a tutto ciò père Joseph a La Rochelle prese parte a consigli di guerra e diede il suo parere su tattica e strategia, proponendo anche piani che a volte vennero messi in atto, ma che per incapacità degli esecutori andarono sempre a vuoto, cosicché la sua immagine cominciò a risentirne. I piani che progettava erano il frutto dello studio delle informazioni che i suoi agenti cattolici o i traditori ugonotti gli portavano nella piccola costruzione fatiscente. Rimaneva con loro a parlare fino a tarda notte, poi li pagava e li mandava via, dormiva poche ore e, al risveglio pregava. Ben presto il suo corpo cominciò a portare i segni della stanchezza e della denutrizione, dato il regime di sobrietà che teneva, ma continuò così, nonostante le proteste di Richelieu.
Se il cappuccino e i suoi confratelli fecero scalpore e destarono ammirazione per la loro abnegazione e i loro sacrifici, il Cardinale suscitò l'ironia nel campo per l'abbigliamento mezzo militare e mezzo ecclesiastico: sopra sottovesti nere indossava una corazza di metallo e, sopra questa un colletto inamidato da prelato, con uno stocco sotto il mantello cardinalizio. Possiamo trovare supporto alla nostra immaginazione osservando il quadro di Henri-Paule Motte, pittore francese della seconda metà del XIX secolo, Le siège de La Rochelle avec Richelieu (1881). Il pittore, che ebbe come maestro Jean-Léon Gérôme, rappresenta il Cardinale in queste strane vesti mentre osserva il dispiegarsi dell'assedio e, presumibilmente, rappresenta anche il cappuccino, un po' più indietro tra un soldato bardato di corazza con tanto di elmo calato sulla testa, un prelato vestito di nero, e un altro frate che, un po' più in là regge il cappello rosso di Richelieu.
Nei primi giorni di novembre, Buckingam venne scacciato a forza dall'Ile de Ré e l'8 novembre 1627 salpò per l'Inghilterra, riuscendo però a portarsi dietro tre rappresentanti di La Rochelle. La sua azione aveva provocato molti morti (metà degli uomini non fece ritorno) senza riuscire a conquistare nemmeno l'intera isola. L'assedio durante l'inverno si stabilizzò e assunse pericolosamente l'aspetto di una sconfortante routine. Il morale dell'esercito veniva tenuto alto solo con l'aspettativa dell'arrivo di una nuova flotta inglese a primavera, ma nel frattempo il clima rigido invernale metteva tutti a dura prova. Intanto la situazione si fece più difficile: Gastone era tornato a Parigi poco dopo l'arrivo che il suo regale fratello aveva assunto il comando supremo; litigi tra il maresciallo Bassompierre e il duca di Angoulême impedirono per qualche tempo la loro collaborazione; Richelieu era sempre più teso, mentre cercava di tenere insieme tanti e tali interessi personali. Anche il re cominciava a dare segni di noia e sperava, ogni giorno di più, di poter tornare alla caccia nei dintorni di Versailles, mentre una nuova malattia fiaccava ancora di più la sua volontà. Solo nel febbraio un'illustre visita scosse la monotona vita che Luigi stava conducendo sotto le mura di Versailles. Di ritorno dalle Fiandre, richiamato in Spagna per la recente nomina a membro del Consiglio di Stato, arrivò al campo degli assedianti il genovese Ambrogio Spinola, comandante dell'esercito spagnolo in Belgio, all'apice delle sue fortune. Lo Spinola venne ricevuto dal re in persona che, malato, gli fece l'onore di alzarsi dal letto in cui riposava. Il generale rimase estremamente colpito dal fatto di trovare nel campo d'assedio Luigi XIII, dato che lui mai aveva avuto il proprio re come testimone delle sue imprese e espresse la propria invidia nei confronti della nobiltà francese per questo. In questo frangente lo Spinola ebbe l'occasione di conoscere il Cardinale e fu un incontro tutto sommato positivo, in cui il genovese ebbe modo di far sapere a Richelieu che la Spagna era favorevole alla vittoria francese. Richelieu, con grande orgoglio, mostrò a quello che allora era uno dei più grandi in fatto di assedi, i lavori per garantire la capitolazione della Rochelle. Il grande terrapieno che stava facendo costruire lungo la baia per tagliare fuori la città dal mare, ottenuto unendo circa duecento carcasse di navi viene ben mostrato da Jacques Callot nell'incisione che descrive l'assedio, voluta da Luigi XIII.
Poco tempo dopo la visita del generale genovese, il re, angustiato dalla noia e fiaccato dalla malattia, era del tutto indisposto a rimanere a La Rochelle e fece i preparativi per tornare a Parigi. Questo fatto mise in allarme Richelieu per diversi motivi: prima di tutto il morale dell'esercito, già colpito dal prolungarsi dell'assedio, si sarebbe definitivamente affossato, senza contare le dispute che sarebbero sorte tra i nobili, una volta liberati dall'ingombrante presenza del re. In secondo luogo, e forse questo era il motivo più pressante, a Parigi c'era la regina madre, la quale aveva sempre visto male la spedizione a La Rochelle e non vedeva l'ora di persuadere il figlio che la presenza del Cardinale a Corte era dannosa per Luigi stesso e per il Paese. Dulcis in fundo, se qualcosa fosse andato male durante l'assedio, assente il re, le colpe sarebbero ricadute tutte su di lui, fornendo un ulteriore punto d'appoggio alla leva per scalzarlo dal suo ruolo. Le suppliche non servirono a trattenere il re al campo d'assedio, ma egli promise di ritornare in primavera, quando magari il clima sarebbe stato più mite per tutti e clemente con la sua salute. L'angoscia per quello che avveniva a Parigi si aggiunse a quella causata dai problemi di organizzazione dell'assedio e il Cardinale fu più volte sul punto di lasciare tutto per tornare a Corte dove avrebbe cercato di allontanare le nefaste influenze sul malleabile Luigi. Sempre al suo fianco, il cappuccino si faceva carico dei problemi che assillavano il Cardinale, ma con sempre rinnovata energia, imponeva a Richelieu di rimanere al suo posto, convinto, a ragione, che una volta che l'assedio fosse terminato e la città fosse caduta, ben poco avrebbero potuto fare i cospiratori parigini di fronte a quel successo che lui, Richelieu, aveva organizzato e portato a termine. Abbandonare l'esercito, inoltre, sarebbe stato un tradimento nei confronti della Chiesa e un'offesa a Dio, lasciando "i crociati" senza una guida morale e spirituale contro gli eretici dentro le mura. Richelieu, nonostante gli alti e bassi del suo umore, seguì i consigli del cappuccino e rimase. Le preoccupazioni lo attanagliavano, ma cercò con rinnovata energia di portare a termine quello che aveva cominciato e pianificò di costruire una banchina sopra alla diga di barche, in più, siccome con l'alta marea l'acqua copriva di circa un metro la stessa, ancorò alla diga travi di legno affinché galleggiassero e costituissero un ostacolo, nonostante il livello dell'acqua. Mentre il Cardinale metteva in pratica queste e altre idee per bloccare la città e difendersi da un attacco inglese, gli informatori di père Joseph, e i cattolici in genere, agivano all'interno della città. Si tentò una sortita nella notte tra il 12 e il 13 marzo, facendo saltare la chiusa di un canale che permetteva alle barche che trasportavano sale di entrare in città, ma gli uomini con gli esplosivi sbagliarono strada. L'unica cosa che esplose fu la furia di Richelieu che, in attesa con circa cinquemila uomini in quella fredda notte, non poté fare altro che prendersela con Louis de Marillac il quale guidava il gruppo che si era perso, ma senza il quale l'attacco non poté essere portato a termine.
Gli Ugonotti, nel frattempo, non stettero a guardare, chiedendo aiuti a chiunque potesse mandarne. L'unico che in quel momento poteva rispondere agli appelli di La Rochelle era Buckingam, ma le comunicazioni tra la città e i suoi tre rappresentanti oltre la Manica rimasero interrotte fino a marzo. Quando finalmente si riuscirono a far passare un messaggio all'interno delle mura (O'Connell scrive che questo era nascosto in un bottone della giubba del messaggero), quello che gli Ugonotti lessero dovette scoraggiarli non poco. Gli inglesi erano riusciti a mettere insieme una flotta di sole quindici navi da guerra, oltre ai rifornimenti, che erano ancora ferme a Plymouth. Richelieu, però, lesse dei dispacci intercettati in cui si diceva che Buckingam aveva deciso di mandare suo cognato, il conte di Denbigh con sessanta navi. Il re, nel frattempo, era tornato all'accampamento il 17 aprile, giusto in tempo per osservare il ritorno degli inglesi che vennero avvistati l'11 maggio. Scoprendo che il muro di sbarramento francese era, con i mezzi che aveva, pressocché impenetrabile, Denbigh calò l'ancora fuori dal tiro dei cannoni. Sette giorni dopo la flotta inglese si allontanò e sparì, tornando in Inghilterra. Questa inspiegabile ritirata fece nascere nei contemporanei le ipotesi più varie, ma va spiegata col fatto che molte delle navi inglesi erano dei mercantili, i cui proprietari erano poco disposti a scendere in battaglia. Il ritorno in patria delle navi e le richieste da parte del re di nuovi sussidi per la guerra a fianco degli Ugonotti fecero convocare il Parlamento, il quale non solo negò tali aiuti, ma compilò la Petition of Rights con la quale si decretava che ogni imposizione fiscale dovesse essere approvata dal Parlamento stesso, mentre altre pratiche, come i prestiti forzosi, l'arruolamento obbligato, gli arresti immotivati, venivano dichiarate illegali. A seguito di questa petizione il re sciolse quello che verrà deifinito il "Corto Parlamento", dando il via alla guerra civile inglese, ma, come si dice, questa è un'altra storia.
La situazione dentro la città peggiorava man mano che il tempo passava e gli abitanti si sfamavano come potevano, ma il suo governatore, imponeva la resistenza. Nel frattempo gli agenti di père Joseph all'interno della città lavoravano per fiaccare il morale dei cittadini, stampando dei manifestini in cui si accusavano il governatore e i suoi uomini di tirannia nei confronti di chi moriva di fame, mentre per trattare con le autorità cittadine, père Joseph e i suoi superiori facevano affidamento sul marchese di Fequières, un cugino del cappuccino, catturato dalle guardie di La Rochelle durante il sopralluogo per l'assalto fallito del 12 marzo di cui si è parlato prima.
Mentre l'assedio continuava, e si era arrivati alla fine dell'estate, père Joseph si ammalò. I digiuni, le penitenze e le attività incessanti fiaccarono la resistenza dell'uomo che si prese una forte febbre, peggiorata dalla cocciuta ostinazione del frate a non prendersi un riposo. Dal suo letto continuava a scrivere relazioni politiche e a dirigere i suoi uomini fidati. Quest'ultima attività gli fece correre il pericolo di morire: venendo di notte, le spie impedivano al malato di dormire per alcuni giorni oscillò tra la vita e la morte, poi cominciò a riprendersi quando giunse e fallì la terza spedizione inglese. Arrivò il 29 settembre al largo della Rochelle al comando del conte di Linsdey. Buckingam era uscito di scena a inizio settembre, ucciso da John Felton, un religioso fanatico e soldato di ventura deluso. La nuova spedizione inglese si dimostrò meglio organizzata e più tenace delle precedenti, ma non riuscì comunque a forzare il blocco francese finché entrambe le parti non decisero di scendere a patti. Alla fine di ottobre anche delegati della città andarono a parlamentare con Richelieu. Dissero di essere pronti ad arrendersi, ma imposero condizioni per una pace non per un perdono, cosa che loro non volevano. La richiesta di attendere il ritorno del re da una escursione mise alle strette i delegati ugonotti che implorarono Richelieu di affrettare le cose, la città era alla fame e la gente moriva per non avere nulla di commestibile da tempo.
Il giorno seguente vi fu la riunione del Consiglio. Mentre alcuni membri spingevano per radere al suolo la città, Richelieu invece propendeva per la clemenza, la quale avrebbe mostrato il re oltre che inflessibile nel far esercitare il proprio volere, anche magnanimo quando occorreva. Altri due fattori spingevano il Cardinale verso questa soluzione: la convinzione che, se La Rochelle fosse stata distrutta, le altre città non si sarebbero mai arrese e la necessità di smentire la propaganda inglese, secondo la quale i francesi non avrebbero avuto pietà dei ribelli protestanti. il 28 ottobre i delegati protestanti della Rochelle firmarono la resa prima di essere invitati ad un lauto pranzo da Richelieu. Il giorno successivo dodici Padri della città uscirono e vennero portati dal Cardinale al cospetto del re dove, in ginocchio, fecero atto di sottomissione e chiesero perdono. Luigi confermò i termini della resa e anche anche in questa occasione vennero fatti accomodare a tavola, mentre il giorno dopo carri carichi di cibo vennero fatti entrare nella città che veniva abbandonata dai soldati Ugonotti. Nel frattempo père Joseph si era completamente ristabilito, giusto in tempo per assistere alla caduta della città, e gli venne offerto, per i suoi servigi durante l'assedio, l'onore di diventare primo vescovo della città. Egli rifiutò non potendo accettare una cosa che lo avrebbe distolto dalla santa regola della povertà e dell'umiltà.
All'inizio dell'assedio La Rochelle contava venticinquemila abitanti, quando si arrese erano circa cinquemila. Con la caduta di La Rochelle il potere degli Ugonotti in Francia venne in poco tempo smantellato, ma il Cardinale spinse più per la soppressione del movimento politico protestante che per l'imposizione della religione cattolica, infatti tutto il clero protestante venne confermato nei suoi incarichi e nelle sue chiese. Il risultato di tale politica fu la completa fedeltà dei protestanti alla corona. Père Joseph era completamente d'accordo con la politica del Cardinale: egli sapeva che la religione imposta con la forza non avrebbe salvato le anime dei fedeli, né tantomeno avrebbe fermato la ribellione protestante.
L'assedio di La Rochelle non spianò la strada a Richelieu per la completa accettazione a corte, ma sicuramente contribuì a renderla meno ripida. I meriti di questo successo vanno però equamente distribuiti tra il Cardinale e père Joseph. Non fu certamente grazie al cappuccino che l'operazione andò a buon fine: l'organizzazione di un'armata di circa venticinquemila uomini, i rifornimenti costanti furono in mano a Richelieu, senza contare la costruzione della grande diga davanti alla città che permise di respingere gli aiuti inglesi. D'altra parte, però, va valutata molto attentamente la parte che ebbe il cappuccino in tutto ciò. Oltre ai consigli strategici e militari, egli si adoperò, con e tramite i suoi cappuccini, a mantenere alto il morale delle truppe, a curarle e a confortarle. Il merito più importante che va dato a père Joseph, però, è quello di aver convinto Richelieu a rimanere a guidare l'assedio. Questo episodio potrà sembrare insignificante, ma in realtà è credibile pensare che senza il supporto, l'insistenza e le ragioni del cappuccino, il Cardinale avrebbe abbandonato l'esercito, probabilmente facendo fallire l'assedio. Il re se n'era già andato e se Richelieu l'avesse seguito a Parigi per contrastare gli intrighi che si tramavano contro la sua persona, l'esercito non avrebbe più avuto una guida, ma sarebbe rimasto in mano ai vari nobili e ai loro interessi personali.