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La seconda e la terza crociata

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Le crociate






Riccardo in duello con Saladino
Alla morte di Goffredo di Buglione (1100 era stato eletto re di Gerusalemme suo fratello Baldovino I, già conte di Edessa, il quale può dirsi il vero fondatore e ordinatore del regno. Tuttavia né Baldovino I né i suoi successori poterono mai conquistare un vasto territorio e sottomettere Damasco, che era il più grande centro della Siria e dominava le vie per la Me­sopotamia e l'Egitto: il Regno di Gerusalemme rimase sempre piccolo, debole; lo stesso dicasi degli altri Stati, continuamente trepidanti sotto la minaccia di un ritorno offensivo dei Turchi. Dalla Terra Santa giun­gevano perciò in Occidente continue invocazioni di aiuto. Rispose quasi sempre il Papato, il quale però non riuscì mai a collegare tutti i principi cristiani in uno sforzo grandioso, che assicurasse definitiva-mente alla cristianità la preziosa conquista. Le altre sette Crociate, che dopo la prima furono bandite dai papi, si risolvettero spesso in disastri.

La seconda Crociata (1147-1149)

Nel 1144 il sultano di Mossul s'impadronì di Edessa, abbattendo così il più forte baluardo degli Stati cristiani nella Siria. Un appello disperato giunse allora in Europa da Gerusalemme; lo raccolse il grande monaco Bernardo di Chiaravalle, il quale indusse Luigi VII, re di Francia, e l'imperatore Corrado III a prendere la croce. Partirono prima i Tedeschi nel 1147, ma furono quasi tutti massacrati e dispersi nell'Asia Minore; né sorte più lieta ebbero i Francesi, sconfitti alle porte della Siria; i due sovrani tentarono con le forze superstiti di attaccare Damasco, ma non riusci­rono; onde, stanchi dei disagi e logorati dalle discordie, abbandonarono l'impresa. Questa fu la seconda Crociata.

Intanto, di fronte al nemico, gli Stati Crociati, lungi dal fondersi e dal rafforzarsi, venivano indebolendosi con le contese dinastiche, co­sicché il sultano d'Egitto, Saladino, nel 1187, sconfitti i cristiani, poté riconquistare Gerusalemme. Il re Guido di Lusignano, il Gran Maestro dei Templari e moltissimi cavalieri del regno caddero nelle mani del vincitore.

La terza Crociata (1189-1192)

La caduta della città santa produsse in Europa enorme impressione, onde i papi riuscirono ad organizzare la terza Crociata, a cui presero parte l'imperatore Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo Augusto e il sovrano d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. Dal tempo della prima Crociata mai tanto entusiasmo religioso era corso per l'Europa, né così grande esercito era passato in Oriente. Vinte le opposizioni e le insidie dei Greci, l'im­peratore passò in Asia, prese Iconio, varcò il Tauro e già stava alle porte della Siria, quando annegò nel fiume Salef in Cilicia (1190). Il suo esercito allora, parte si sbandò, parte si congiunse coi re di Francia e d'Inghilterra, che stavano all'assedio di San Giovanni d'Acri: la città, bloccata dalle flotte dei Genovesi e dei Pisani, fu presa, ma, essendo sorte tra i Crociati insanabili discordie, i Francesi e i Tedeschi abbandonarono l'impresa, lasciando solo Ric­cardo Cuor di Leone.

Riccardo raggiunse Acri l'8 giugno 1191 e dedicò subito molta cura alla costruzione delle armi d'assedio. La città fu poi presa il 12 luglio.
Tuttavia, la spartizione del bottino provocò contrasti tra Riccardo, Filippo e Leopoldo V d'Austria (quest'ultimo comandava quel che restava dell'esercito del Barbarossa). Mentre Leopoldo sosteneva che il contributo dato dai tedeschi all'assedio fosse di pari importanza a quello di inglesi e francesi, Riccardo tendeva invece a ridimensionare l'apporto fornito dai tedeschi. Per giunta, Riccardo e Filippo si trovarono in disaccordo anche su chi dovesse essere l'erede al trono di Gerusalemme. Mentre Riccardo appoggiava Guido, Filippo sosteneva la causa di Corrado. Si decise infine che Guido avrebbe continuato a regnare ma che, dopo la sua morte, la corona sarebbe passata a Corrado.
A causa dei contrasti con Riccardo, Filippo e Leopoldo lasciarono la Terrasanta in agosto.
Il 20 agosto, quando però fu chiaro che il Saladino non avrebbe rispettato i termini del Trattato di Acri, Riccardo fece sterminare più di 3000 prigionieri musulmani fuori dalle mura di Acri, in modo che il macabro spettacolo fosse visibile anche dall'accampamento del Saladino.

Dopo la presa di Acri, re Riccardo decise di marciare verso la città di Giaffa, dalla quale avrebbe poi puntato verso Gerusalemme. Il 7 settembre 1191 presso la località di Arsuf (30 miglia a nord di Giaffa), il Saladino attaccò Riccardo.

Il Saladino tentò di attirare le forze di Riccardo per poi annientarle facilmente: tuttavia, Riccardo mantenne intatto il suo schieramento fino a quando gli Ospitalieri e i Templari piombarono rispettivamente sul fianco destro e su quello sinistro dell'esercito del Saladino: Riccardo vinse così la battaglia e distrusse il mito dell'invincibilità del condottiero musulmano.

Grazie alla vittoria nella battaglia di Arsuf, Riccardo conquistò Giaffa e vi stabilì il suo quartier generale. Si offrì poi di negoziare col Saladino, il quale inviò il fratello Safedino. Le trattative, tuttavia, fallirono e Riccardo marciò su Ascalona.

Riccardo richiamò Corrado in suo aiuto: tuttavia Corrado, ancora adirato per l'alleanza del re inglese con Guido, rifiutò. Corrado fu poi assassinato a Tiro, probabilmente per volere dello stesso Riccardo. Re Guido divenne sovrano di Cipro, mentre Enrico II di Champagne divenne il nuovo re di Gerusalemme.

Nel luglio del 1192, il Saladino, alla testa di migliaia di uomini, prese Giaffa. La città venne poi riconquistata il 31 luglio da Riccardo, il quale inflisse una nuova sconfitta al Saladino il 5 agosto.

Il 21 settembre 1192, Riccardo e il Saladino siglarono un accordo, in base al quale Gerusalemme sarebbe rimasta sotto il controllo musulmano, permettendo però ai pellegrini cristiani disarmati di visitare la città. Fu così che Riccardo lasciò la Terrasanta il 9 ottobre.