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Gli Aztechi

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La conquista spagnola delle Americhe






In nahuatl, il linguaggio nativo degli Aztechi, "Azteco" significa "colui che viene da azckaban: una regione mitica nel nord del Messico. Gli Aztechi si riferivano a loro stessi come Mexica o Tenochca: l'uso del termine "aztechi" come termine generico per designare tutte le genti accomunate da tradizioni, abitudini, religione e lingua ai Mexica è stato introdotto dal geografo tedesco Alexander von Humboldt per distinzione dagli attuali messicani.

Nella consolidata mitologia azteca, la leggenda vuole che i mexicas fossero partiti da Aztlan per giungere dopo una lunga peregrinazione nel lago Texcoco. Essa era circondata da vulcani e vi si stabilirono conquistando fermamente tutti gli altri popoli dell'America centrale. Fu l'ultima tribù arrivata lì di sette nahuatlacas (di lingua nahuatl). Il loro dio aveva predetto che un giorno essi avrebbero visto un'aquila sopra un cactus con un serpente nel becco e in quel punto avrebbero fondato la loro città. Così avvenne e, dopo molti anni, nel 1325, i mexicas gettarono le fondamenta della loro capitale, Tenochtitlàn, su un isolotto nel lago Texcoco.

Inizialmente, i Mexica si offrivano come mercenari nelle guerre fra i Toltechi. Col tempo giunsero ad ottenere una gloria tale da ricevere matrimoni regali. I sovrani dei Mexica Acamapichtili, Huitzilíhuitl e Chimalpopoca erano, fra il 1372 e il 1427, vassalli di Tezozómoc, il signore dei Tepanechi.

Quando Tezozomoc, re di Azcapotzalco morì, suo figlio Maxtla assassinò Chimalpopoca; il cui zio e successore Itzcóatl dopo essersi alleato con l'ex-sovrano di Texcoco, Nezahualcoyotl, assediò Azcapotzalco, la capitale di Maxtla. Maxtla si arrese dopo 100 giorni e andò in esilio. Tenochtitlán, Texcoco, e Tlacopan formarono allora un'alleanza che dominò la Valle del Messico, e poi estese il suo potere oltre. Tenochtitlán divenne gradualmente la forza dominante nell'alleanza.

Motecuhzoma I, nipote di Itzcóatl, ereditò il trono nel 1440 ed espanse il regno. Suo figlio Axayacatl (1469) circondò il regno di Tlatelolco. Sua sorella era sposata con il Tlatoani di Tlatelolco, ma, come pretesto di guerra, dichiarò che ella era maltrattata. Egli continuò con la conquista di Matlazinca e delle città Tollocan, Ocuillan e Mallinalco. Fu sconfitto dai tarascos a Tzintzuntzan (la prima grande sconfitta che gli Aztechi dovettero subire), ma si riprese e prese il controllo della regione di Huasteca, conquistando i Mixtechi e gli Zapotechi.

Nel 1481 Tízoc, il figlio di Axayacatl, regnò per breve tempo prima di essere rimpiazzato dal fratello più giovane Ahuitzol che riorganizzò l'esercito. L'impero raggiunse il suo apice durante il suo regno. Il suo successore fu Motecuhzoma II (meglio conosciuto come Montezuma II), che era imperatore quando arrivarono gli spagnoli nel 1519.

L'Impero Azteco non è molto dissimile rispetto agli imperi della storia Europea. Come molti imperi Europei, infatti, era composto da molte etnie ma era un sistema di tributi più che un vero e proprio sistema di amministrazione.

Il membro più importante del governo azteco è l'Imperatore. Il titolo Nahuatl per una posizione del genere, huey tlatoque, si traduce con "Grande Comandante"; i Tlatoque erano una classe superiore. L'huey tlatoque degli Aztechi era altrimenti conosciuto come il tlatoani ("Oratore") o huey tlatoani ("Grande Oratore"). Questo ufficio prese gradualmente più potere con la crescita di Tenochtitlán, e col tempo "Imperatore" divenne un'analogia giusta; come nell'Impero Romano, il titolo non era ereditario.

La maggior parte dell'impero Azteco fu formato da un uomo, Tlacaelel (in Nahuatl "cuore virile"). Anche se gli fu offerta l'opportunità di essere un tlatoani, preferì stare dietro il trono. Tlacaelel era nipote del tlatoani Itzcóatl, e fratello di Chimalpopoca e Motecuhzoma I, il suo titolo era Cihuacoatl (in onore della dea, traducibile con "consigliere"), ma come riportato nel Codice Ramírez, "quello che ordinava Tlacaelel, veniva fatto al più presto". Diede al governo Azteco una nuova struttura, ordinò la distruzione della maggior parte dei libri Aztechi (la sua spiegazione fu che erano pieni di inesattezze) così poté riscrivere la loro storia. Inoltre Tlacaelel riformò la religione Azteca, ponendo il dio tribale Huitzilopochtli sullo stesso piano degli antichi dei nahuas, Tlaloc, Tezcatlipoca, e Quetzalcoatl. In questo modo Tlacalel creò una coscienza storica per gli Aztechi.

Creò anche l'istituzione della guerra rituale (le guerre dei fiori) come un modo per avere combattenti addestrati, e la necessità di sacrifici umani costanti "per tenere il Sole in movimento". Alcuni scrittori credono che le classi più alte erano consapevoli di questa falsificazione, il che può spiegare le azioni che fece Montezuma quando incontrò Hernán Cortés. Ma, infine, le istituzioni contribuirono alla caduta dell'impero Azteco. Il popolo di Tlaxcala fu conquistato risparmiando delle vittime, a costo di partecipare alla guerra dei fiori. Quando Cortés venne a sapere ciò, li avvicinò ed essi diventarono suoi alleati. I Tlaxcaltechi fornirono migliaia di uomini a supportare le poche centinaia di spagnoli. La strategia di guerra Azteca era basata sulla cattura di prigionieri che poi venivano sacrificati.

Politicamente l'impero, costituito da una confederazione di città-stato, principati e regni tributari, si fondava sulla confederazione delle tre città-stato che lo avavano fondato: Tenochtitlàn, Texcoco e Tlàcopan. Le tre città componevano la confederazione del "Cem Anahuàc" (l'Unico Mondo) e ognuna era governata da propri re ed istituzioni. La predominanza di Tenochtitlàn, capitale degli Aztechi Tenocha, si accentuò rispetto alle altre due città-stato solo nell'ultimo secolo della cività azteca. Il resto dell'impero confederato era formato da varie province che raggruppavano più città-stato e principati e distinte anche per gruppi etnici.

I sacrifici umani

Secondo le credenze azteche, era necessario per sfamare e placare gli dei. I grandi sacerdoti si richiamavano al mito delle origini, dove si afferma che gli dèi, dopo l'avvento del Quinto Sole (dato che, secondo questo popolo, il mondo era stato creato cinque volte e distrutto quattro, ogni epoca era chiamata "Sole") si erano dovuti sacrificare gettandosi nel fuoco, così gli uomini erano tenuti a seguire il loro esempio per mantenere vivi il calore, la luce ed il movimento del sole.

Anche se il sacrificio umano era praticato attraverso tutto il Mesoamerica, gli Aztechi (in base ai pochi scritti sopravvissuti fino ai giorni nostri concernenti la loro storia) portarono questa pratica ad un livello senza precedenti.

Fonti degli Tlaxcaltecas, i principali nemici degli Aztechi ai tempi della conquista spagnola, affermano che alcuni di loro consideravano un grande onore l'essere sacrificati. Naturalmente la maggior parte delle vittime veniva uccisa con la forza. In una leggenda, il guerriero Tlahuicole fu liberato dagli Aztechi, ma egli tornò indietro per morire con onore nel sacrificio rituale. I Tlaxcaltecas, del resto, praticavano a loro volta il sacrificio umano sui guerrieri aztechi catturati. Prima degli Aztechi, i Toltec, tra il 950 e il 1150 d.C. sacrificavano bambini alla divinità della pioggia, Tlaloc. I prescelti erano i bambini che piangevano di più, in segno di gradimento a Tlaloc, ai quali venivano incise le vertebre.

Bernal Diaz del Castillo, uno dei conquistadores che assistette, impotente, al sacrificio dei compagni durante l'assedio di Tenochtitlan scrisse in seguito quello che avvenne:
Vennero suonati il cupo tamburo di Huichilobos e molte altre buccine e corni e strumenti come trombe, e il frastuono era terrificante. Tutti noi guardammo in direzione della grande Piramide, da dove giungeva il suono e vedemmo che i nostri compagni, catturati quando era stato sconfitto Cortés, venivano portati a forza su per i gradini per essere sacrificati. Quando li ebbero portati sulla piccola piazza, davanti al santuario dove sono custoditi i loro maledetti idoli, vedemmo che ponevano piume sulle teste di molti di loro, e ventagli nelle loro mani; e li costrinsero a danzare davanti a Hiuchilobos, e dopo che ebbero danzato, immediatamente li stesero riversi su pietre piuttosto strette preparate per il sacrificio, e con coltelli di pietra squarciarono loro il petto ed estrassero i cuori palpitanti e li offrirono agli idoli che stavano là. Quindi a calci gettarono i corpi giù per la gradinata e i macellai indios che li attendevano là sotto tagliarono le braccia e i piedi e scuoiarono la pelle dei volti e quindi la prepararono come fosse pelle da guanti, con le barbe, e la conservarono per le loro feste. Allo stesso modo sacrificarono tutti gli altri e mangiarono le gambe e le braccia e offrirono agli idoli i cuori e il sangue.
La società

La classe sociale di rango più elevato era composta dai pilli cioè dalla nobiltà. Originariamente questo titolo non era ereditario anche se i figli dei pilli potendo accedere a migliori risorse ed educazione potevano più agevolmente diventare a loro volta pilli. Più tardi il sistema delle classi sociali divenne ereditario.

Era compito di una nobiltà burocratica la gestione della amministrazione pubblica, che doveva occuparsi delle attività giuridiche, di quelle fiscali comprendenti l'esazione delle tasse, della assegnazione dei campi, di accertare l'approvvigionamento e la suddivisione delle raccolte, dei beni prodotti dagli artigiani e di contrattazione con i popoli vicini.

La seconda classe era composta dai mācehualli, di estrazione contadina. Si stima che nell'età più avanzata della civiltà azteca solo il 20% della popolazione si dedicava all'agricoltura ed alla produzione di cibo. Il resto della società era composto da guerrieri, artigiani e mercanti. Per questo molti mācehuallis si dedicavano ad arti e mestieri. La loro importanza era in crescendo e a seconda dei beni posseduti, come terre, preziosi e cacao, si stava elevando al rango di una classe vicina a quella "imprenditoriale".

Anche gli schiavi o tlacotin costituivano una classe importante. Gli Aztechi potevano diventare schiavi a causa dei debiti, come punizione per dei reati come il furto e l'omicidio, o come prigionieri di guerra. Uno schiavo poteva avere possedimenti e addirittura possedere a sua volta schiavi. Gli schiavi potevano comprare la libertà e diventavano liberi nel caso in cui avessero avuto un figlio dal padrone o lo avessero sposato. Solitamente alla morte del padrone gli schiavi che avevano servito in maniera migliore il padrone erano liberati, gli altri rientravano nell'eredità.

I mercanti viaggianti, chiamati pochteca erano una piccola ma potente classe sociale, poiché non solo facilitavano il commercio, ma comunicavano anche informazioni vitali da ogni parte dell'Impero. Erano spesso assunti come spie. A tutte le nuove famiglie veniva concesso un pezzo di terra coltivato per il mantenimento, in cambio del pagamento di una tassa equivalente ad un terzo del raccolto.