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Guerra di successione austriaca

Nel mese di ottobre del 1740, all'età di soli 56 anni, moriva improvvisamente, privo di figli maschi, Carlo VI d'Asburgo e saliva al trono d'Austria la figlia primogenita Maria Teresa, di soli 23 anni, sposa di Francesco Stefano di Lorena. L'ascesa al trono di Maria Teresa d'Asburgo provocò l'insorgere di numerosi dissensi tra le case regnanti in Europa.

Nel mese di settembre del 1703, appena due anni prima della sua morte, l'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo decise di modificare le disposizioni che regolavano il diritto di successione al trono d'Austria, introducendo criteri completamente nuovi rispetto a quanto tradizionalmente era stato sempre fatto in passato. I nuovi criteri riguardavano soltanto le norme della successione all'Arciducato d'Austria e ai suoi possedimenti, ma non la successione al titolo imperiale che era di natura elettiva.

Fino a quel momento il diritto di successione spettava soltanto agli eredi di sesso maschile, e cioè ai discendenti maschili in linea diretta, oppure, in mancanza di figli maschi, il diritto passava ai fratelli del sovrano appena defunto, in linea collaterale e in ordine decrescente di età. La successione per via femminile era tassativamente esclusa (Tale ordinamento è detto legge salica).

Nel nuovo statuto egli restrinse la successione ai propri figli maschi e, in prosieguo, alle figlie femmine del primo maschio, appartenenti sempre alla sua linea diretta, escludendo dalla successione, in tal modo, sia le proprie figlie femmine che tutti i loro discendenti. Leopoldo era giunto a tanto sulla scorta dell'esperienza vissuta nella recente successione al trono di Spagna, ove, in mancanza di discendenti diretti di sesso maschile, la corona era passata ad altra dinastia in virtù di vincoli matrimoniali, acquisiti con una discendente Asburgo di sesso femminile. In altri termini, con le nuove norme intendeva evitare che gli Asburgo potessero correre il rischio che, dopo aver perduto il trono che era stato di Carlo V, potessero perdere, prima o poi, anche la corona d'Austria ed i possedimenti ad essa legati. In base a questa disposizione di Leopoldo, si può notare quindi come egli preferisse che sul trono d'Austria sedesse un discendente diretto, anche se di sesso femminile, piuttosto che uno di linea collaterale o comunque solo parente non diretto, ancorché maschio.

Nel 1705 l'Imperatore Leopoldo I morì e gli successe Giuseppe I, figlio della terza moglie di Leopoldo Eleonora, Principessa del Palatinato Neuberg. Il suo regno non ebbe lunga durata. Il 17 aprile 1711 Giuseppe morì di vaiolo a soli 35 anni. Avendo lasciato come superstiti soltanto due figlie femmine, Maria Giuseppa e Maria Amelia, la successione al trono spettò al fratello Carlo, che riuscì anche ad acquisire la corona imperiale con il nome di Carlo VI.

Al momento della sua ascesa al trono, però, Carlo respinse lo statuto emanato dal padre, rifiutando il principio della restituzione della linea di successione alla discendenza diretta del fratello, qualora egli non avesse avuto figli maschi. In altri termini era sua intenzione assicurare il diritto di successione alla sua propria discendenza diretta, a qualunque costo, anche eventualmente seguendo una linea femminile, in assenza di figli maschi.

A tal fine, nel 1713, emanò una “prammatica sanzione”, mediante la quale dettava le nuove disposizioni per la successione, abrogando quelle leopoldine delle quali proprio lui aveva beneficiato, consentendogli di succedere al fratello Giuseppe. Tra le nuove norme vi era anche quella che regolava la successione secondo un rigido principio di primogenitura. Principio che era stato sempre rifiutato all'interno della dinastia, ove si era invece privilegiata la successione in linea maschile anche e, forse, soprattutto per non rinunciare alla corona imperiale.

nel 1716, nacque il primogenito Leopoldo, per cui la successione non fu messa in discussione. Ma la morte improvvisa del piccolo erede al trono, a soli sette mesi nel novembre dello stesso anno, seguita dalla nascita, l'anno successivo, di una femmina a nome Maria Teresa, divenuta primogenita e potenziale erede al trono, fece capire che, per la prima volta dal X secolo, la dinastia si apprestava a perdere la guida maschile, vista la successiva nascita di altre due femmine, Maria Anna e Maria Amalia, con le quali si chiuse la figliolanza di Carlo VI.

Si rese necessario tuttavia che il diritto alla successione che Carlo aveva assegnato alla figlia Maria Teresa mediante la prammatica sanzione, fosse riconosciuto dalle altre dinastie regnanti in Europa. Per ottenere questo riconoscimento egli profuse tutto il suo impegno per gran parte della vita, sia attraverso numerose trattative diplomatiche e sia attraverso veri e propri conflitti armati. Soltanto nel 1739, a conclusione della guerra di successione polacca, l'Imperatore riuscì ad ottenere il tanto agognato riconoscimento, anche se al prezzo del sacrificio dei Regni di Napoli e di Sicilia ceduti a Don Carlos di Borbone, figlio del Re di Spagna, nonché dei territori occidentali del milanese ceduti ai Savoia, e della Lorena ceduta alla Francia.

Non appena salita al trono, infatti, alla giovane Maria Teresa fu subito chiaro che i rapporti con le altre nazioni sarebbero stati molto difficili e che ben presto avrebbero assunto una connotazione decisamente conflittuale. Carlo Alberto Duca di Baviera, ad esempio, sosteneva un proprio presunto diritto ad una parte dei territori asburgici in virtù di una sua discendenza diretta da una figlia dell'Imperatore Ferdinando I. Filippo V Re di Spagna, invece, si rivolgeva alla giovine Maria Teresa con il titolo di Granduchessa di Toscana; mentre il Principe Elettore del Palatinato, dal canto suo, l'appellava con il titolo di Arciduchessa d'Austria, pur essendo, ella, Regina d'Ungheria e di Boemia.

L'azione che diede avvio, di fatto, al conflitto armato per la successione austriaca fu l'iniziativa assunta dal Re di Prussia Federico II, che portò all'occupazione militare della Slesia, nel 1741, senza neppure una preliminare e formale dichiarazione di guerra (la dinastia Prussiana rivendicava comunque da circa un secolo alcuni territori slesiani, in precedenza governati). La campagna militare fu condotta con un esercito di circa 90.000 uomini, tra cui 8.000 cavalieri e 3.000 granatieri ottimamente addestrati.

La Prussia, nell'ambito delle grandi potenze europee, era uno stato relativamente piccolo, con poco più di due milioni di abitanti e, per di più, priva di continuità territoriale, la quale doveva proprio all'Imperatore Leopoldo I il privilegio di essere stata elevata al rango di regno. Fu proprio la Prussia, mediante l'occupazione della Slesia, a dare l'avvio all'opera di erosione dei territori asburgici, che si sarebbe perpetrata ancora nel corso del conflitto, giustificandosi con il fatto che, in tal modo, avrebbe impedito che altre potenze potessero fare altrettanto. In altri termini, la Prussia considerava ufficialmente l'occupazione del Ducato di Slesia come un atto di difesa a protezione dei territori asburgici e non un atto di aggressione militare.

L'occupazione della Slesia non fu, però, un atto indolore. L'esercito austriaco tentò di opporsi all'invasione ma nel mese di aprile del 1741 fu sconfitto nella battaglia di Mollwitz, dando così via libera ai prussiani per il loro insediamento nel territorio.

L'esordio internazionale della nuova sovrana non fu dei più felici. Infatti, all'iniziativa prussiana, fece seguito una recrudescenza dell'atteggiamento ostile della Francia, che produsse una nuova alleanza con la Baviera dei Wittelsbach, suoi tradizionali alleati, la quale portò all'occupazione di Linz e di Praga per mano di truppe franco-bavaresi, cui si aggiunsero quelle del Duca di Sassonia. Occorre registrare che anche l'iniziativa militare francese ebbe luogo senza essere stata preceduta da alcuna formale dichiarazione di guerra.

L'iniziativa congiunta franco-bavarese, più che quella prussiana, indusse l'Inghilterra a scendere in campo, preoccupata che una eventuale sconfitta austriaca potesse alterare l'equilibrio politico-militare, che era stato faticosamente raggiunto in Europa dopo ben due guerre di successione, quella spagnola e quella polacca, a tutto vantaggio della Francia e a danno proprio dell'Inghilterra, il cui scopo principale era la difesa delle proprie rotte commerciali da cui traeva sostegno il suo primato quale nazione leader del continente europeo.

Infatti, poiché la Francia era anch'essa una nazione marinara, un suo rafforzamento avrebbe aperto il conflitto anche sui mari e avrebbe messo in crisi la sicurezza dei trasporti inglesi d'oltremare. L'appoggio della Gran Bretagna indusse Maria Teresa a sottoscrivere un accordo con la Prussia, nel quale, in cambio della cessione definitiva della Bassa Slesia, Federico II abbandonava l'alleanza con la Francia. L'accordo fu sottoscritto, segretamente, a Klein Schnellendorf nella seconda metà del 1741, ma ebbe breve durata. Avendo infatti la coalizione franco-bavarese conseguito notevoli successi militari, Re Federico riprese le ostilità con l'invasione della Moravia e la conquista della città di Olmütz, nel mese di novembre del medesimo anno.

Con il nuovo anno l'Europa prese atto che, dopo ben tre secoli di ininterrotto possesso, gli Asburgo perdevano la corona imperiale. Nel febbraio del 1742, dopo circa due anni di vacanza, la Dieta di Francoforte eleggeva il Duca di Baviera, Carlo Alberto di Wittelsbach, nuovo Imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo VII. Per cercare di compensare tutte queste sconfitte, Maria Teresa strinse alleanza con il Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia, il quale, sulla scorta delle precedenti esperienze negative che lo avevano legato alla Francia e alla Spagna nel corso della guerra di successione polacca, si impegnò a sostenere le posizioni austriache in cambio dell'acquisizione della Lombardia.

Sul fronte dell'Europa centrale, le operazioni belliche che videro contrapposte le truppe austriache e quelle prussiane, portarono ad una vittoria prussiana a Chotusitz in Boemia e ad una contemporanea vittoria austriaca in Moravia con conseguente abbandono della città di Olmütz da parte dei prussiani. La concomitanza di questi due avvenimenti ebbe come conseguenza non solo la riconquista di Praga da parte delle truppe austriache, ma anche la sottoscrizione di un trattato di pace, firmato a Berlino, secondo il quale veniva posta la parola fine alla cosiddetta “prima guerra di Slesia”: in cambio della cessione definitiva della Slesia e della contea di Glatz alla Prussia, quest'ultima uscì dalla coalizione anti-austriaca.

L'8 febbraio del 1743, presso Camposanto sul Panaro, ebbe luogo una sanguinosissima battaglia dall'esito incerto che vide schierati gli austro-piemontesi, comandati dal Feldmaresciallo austriaco Otto Ferdinando von Traun contro l'esercito spagnolo, al comando del generale J.B. Gages. Questa battaglia diede, di fatto, l'avvio ad una più corposa campagna militare, dove all'esercito austro-piemontese in Italia, si affiancarono in Germania anche l'esercito britannico, nonché gli eserciti dell'Hannover e dell'Assia. Questa forte coalizione, al comando di Re Giorgio II inflisse ai francesi una pesante sconfitta, il 27 giugno 1743, nella battaglia di Dettingen. Il risultato fu talmente devastante per i nemici della coalizione vincente, da provocare la fuga dell'Imperatore bavarese verso la città di Francoforte ove trovò rifugio.

La severa sconfitta francese indusse tutti i contendenti a sottoscrivere alleanze sempre più strette e impegnative, in vista di una più che certa ripresa delle operazioni militari. Da una parte, l'Inghilterra, il Regno di Sardegna e l'Austria sottoscrissero il trattato di Worms il 13 settembre 1743, mediante il quale assumevano impegno formale di allontanare definitivamente i Borboni dall'Italia meridionale, anche con l'aiuto finanziario inglese, mentre l'Austria cedeva al Piemonte i territori d'Oltrepò e Piacenza. Sull'altro fronte, la Francia e la Spagna sottoscrissero un nuovo patto di famiglia contro tutti i paesi firmatari del trattato di Worms, con l'impegno di restituire alla Spagna non solo Gibilterra e Minorca, ma anche i Ducati di Milano e di Parma che avrebbero dovuto essere consegnati a Filippo di Borbone, fratello minore del re di Napoli e Sicilia Carlo di Borbone. Gli Austriaci furono battuti a Velletri il 10 agosto 1744 dalle truppe ispano-napoletane guidate dal re di Napoli, il quale consolidò in tal modo il suo regno. Nell'Italia del Nord, invece, le forze franco-spagnole ebbero minore fortuna. Genova, che aveva parteggiato per queste ultime, fu occupata dalle forze austriache; ma una rivolta popolare, legata tradizionalmente all'episodio del giovane Balilla, riuscì a scacciarle (1746).

Il 1744 fu un anno denso di eventi significativi sia sul piano diplomatico che militare, che vide anche il coinvolgimento di altri stati. La campagna militare riprese in Italia con la conquista di Nizza da parte dell'armata franco-spagnola comandata dall'Infante di Spagna, Don Filippo, e dal principe di Conti, e quella di Demonte (17 agosto) ma, dopo la vittoriosa battaglia di Madonna dell'Olmo (30 settembre) ad opera della truppe del pricipe di Conti, l'assedio di Cuneo da parte dei franco-spagnoli si risolse con il ritiro degli assedianti, nonostante che il tentativo di Carlo Emanuele III di liberare la città non avesse avuto esito positivo. Sul fronte navale si dovette registrare la battaglia di Tolone tra le flotte britannica e francese, conclusasi con un nulla di fatto. Dopo di che il fronte bellico si trasferì sui confini orientali della Francia, precisamente in Alsazia, ove le truppe francesi riuscirono a respingere un tentativo di invasione da parte delle truppe austriache.

Ma il 1744 fece registrare anche la nascita di un'altra coalizione, la cosiddetta Unione di Francoforte tra la Prussia, la Baviera, il Palatinato e l'Assia, cui diede l'adesione anche la Francia. I firmatari si impegnavano a cacciare l'Austria dalla Baviera e, a tal fine, il primo a dare inizio alle operazioni militari fu Federico II di Prussia che nel mese di agosto occupò la Sassonia. Si apriva, in tal modo, la seconda guerra di Slesia.

A questi eventi seguì la morte, nel gennaio del 1745, dell'Imperatore Carlo VII, cui fece seguito l'elezione del nuovo Imperatore nella persona di suo figlio Massimiliano Giuseppe (1727–1777). Maria Teresa, prima che il nuovo Imperatore potesse assumere impegni anti-austriaci, si affrettò a concludere con lui un importante trattato, la pace di Füssen (22 aprile 1745), mediante la quale Maria Teresa rinunciava all'occupazione della Baviera in cambio della rinuncia di Massimiliano Giuseppe alla corona imperiale a favore del marito di Maria Teresa, Francesco Stefano di Lorena, il quale fu eletto imperatore nel mese di settembre del medesimo anno.

La giovane Maria Teresa aveva così ottenuto un primo, importante risultato. Dopo cinque anni di assenza, la corona imperiale tornava alla dinastia degli Asburgo, seppur attraverso un Lorena. Ma il conflitto apertosi con l'invasione della Slesia quattro anni prima non sembrava affatto avviarsi a conclusione. La recrudescenza delle operazioni militari per mano di Federico II, che avevano portato all'occupazione della Sassonia, produsse una nuova alleanza, questa volta in funzione anti-prussiana. L'Inghilterra, l'Olanda, l'Austria e la Sassonia formarono la Quadruplice alleanza e l'Inghilterra diede anche avvio a corposi aiuti economici a Maria Teresa in vista di una ripresa delle operazioni belliche da parte della Francia. La qual cosa, puntualmente, si verificò allorquando i francesi, dopo aver sconfitto gli inglesi nella battaglia di Fontenoy (11 maggio 1745), allargarono il teatro delle operazioni con l'invasione dei Paesi Bassi.

Dopo questa sconfitta, la coalizione anti-francese dovette subirne ben altre. In Italia le truppe franco-spagnole, dopo la vittoriosa battaglia di Bassignana sul Tanaro (27 settembre 1745), ove sconfissero l'esercito asburgico appoggiato da un contingente piemontese, dilagarono nella Pianura Padana e occuparono Asti, Casale, Tortona e il Ducato di Parma, costringendo gli austriaci ad abbandonare anche Milano. Sul teatro germanico i prussiani conseguirono importanti e ripetute vittorie, a Hohenfriedberg (4 giugno 1745) e Kesseldorf (15 dicembre 1745), a seguito delle quali l'Austria e la Sassonia sottoscrissero la Pace di Dresda (25 dicembre 1745), in virtù della quale, in cambio del riconoscimento della prammatica sanzione e della corona imperiale per Francesco Stefano di Lorena, la Prussia conservava il possesso dell'intera Slesia. Si concludeva, in tal modo, la cosiddetta "seconda guerra di Slesia".

Maria Teresa aveva necessità di chiudere anche il fronte bellico con la Francia per la qual cosa non era in vista alcuna trattativa, in quanto le rispettive cancellerie non avevano avanzato alcuna proposta negoziale. Poiché l'Inghilterra si era temporaneamente disimpegnata dal conflitto per problemi interni legati alla vicenda del rientro in patria di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono appoggiato dalla Francia, l'Austria chiese l'appoggio dell'esercito piemontese per poter riaprire le ostilità contro la Francia proprio in Italia. Nel mese di giugno del 1746 le truppe austro-piemontesi sferrarono una violenta offensiva nella Pianura Padana, sconfiggendo l'esercito franco-spagnolo nella battaglia di Piacenza (16 giugno) e annullando tutte le conquiste ottenute dagli avversari con la battaglia di Bassignana dell'anno precedente (27 settembre). I franco spagnoli furono cacciati dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Ducato di Parma. Ma la sconfitta in Italia non ebbe alcuna conseguenza sul teatro bellico della Renania. I francesi riaprirono il fronte nelle Fiandre, ovvero nei Paesi Bassi austriaci e occuparono Anversa e Bruxelles.

L'anno 1746 vide, però, ancora altri avvenimenti importanti e decisivi per la sorte del conflitto. L'alleanza di Maria Teresa con la Russia della Zarina Elisabetta Petrovna; la morte del Re di Spagna Filippo V e la successione di Ferdinando VI; la definitiva cacciata dell'ultimo Stuart dall'Inghilterra e la dichiarazione di autonomia dall'Impero da parte di Federico II di Prussia.

Questi avvenimenti non possono non portare ad alcune considerazioni che, con la guerra di successione ancora in atto, già possono fornire delle indicazioni circa un possibile esito del conflitto. L'Arciduchessa Maria Teresa, imperatrice da qualche anno, dopo essersi assicurata la neutralità della Prussia, si era assicurata anche l'alleanza della Russia, chiudendo in tal modo ogni possibilità che potesse aprirsi prima o poi qualche fronte bellico sui confini orientali dell'Impero. In ciò bisogna dire che la sovrana dimostrò notevole abilità diplomatica, anche se a prezzo della perdita dell'intero Ducato di Slesia. L'Inghilterra si era ormai disfatta del problema del ritorno degli Stuart sul trono, operazione sostenuta dalla Francia che intravedeva la possibilità di instaurare sul trono britannico un re fantoccio sotto l'influenza francese. La qual cosa avrebbe consentito a Luigi XV di avere mano libera contro gli Asburgo. Il fallimento del disegno francese consentì il ritorno in campo dell'Inghilterra a favore dell'Austria. La cacciata dei franco-spagnoli dal Nord Italia aveva consentito il consolidamento del fronte anti francese in Piemonte e nella Savoia. Rimaneva, però, ancora aperto il fronte bellico nelle Fiandre e in Renania.

Restava la dichiarazione di indipendenza di Federico II che riguardava, però, l'Impero e non l'Austria mentre la posizione del nuovo re di Spagna già cominciava a delinearsi. Appena salito al trono, questi si liberò immediatamente della matrigna Elisabetta Farnese, e iniziò un lento ma progressivo disimpegno dal conflitto, facendo segnare un altro punto a favore di Maria Teresa.

Le sconfitte dell'Inghilterra da parte dei francesi costrinsero i britannici a stringere alleanza con la Russia per un effettivo coinvolgimento di quest'ultima al fine di cercare di risolvere definitivamente e al più presto la guerra di successione che si protraeva ormai da molti anni. A questa alleanza seguì anche la sottoscrizione della cosiddetta “Convenzione di San Pietroburgo” tra Inghilterra, Russia e Olanda che autorizzava le truppe zariste ad attraversare la Germania per raggiungere il fronte francese. Quando la Francia prese atto che le truppe russe stavano attraversando la Germania in direzione del Reno per aprire un nuovo fronte a sostegno dell'alleanza anglo-austriaca, dovette convenire che con l'entrata in guerra dello Zar le sorti del conflitto volgevano decisamente a favore di Maria Teresa. Occorreva necessariamente aprire i negoziati di pace.

La guerra di successione austriaca si concluse con la sottoscrizione, da parte di tutte le grandi potenze d'Europa, di un trattato di pace che ebbe luogo nella città di Aquisgrana il 18 ottobre 1748. Nonostante il conflitto avesse coinvolto tutte le maggiori potenze d'Europa, gli Stati che ricavarono ampliamenti territoriali furono soltanto due, la Prussia e il regno sardo, con un piccolo corollario per Elisabetta Farnese, ormai vedova di Filippo V, la quale, dopo aver sistemato il primogenito Don Carlos con l'assegnazione di Napoli e della Sicilia a seguito della Pace di Parigi che aveva concluso la guerra di successione polacca, era riuscita a sistemare anche il secondogenito Felipe, con l'assegnazione del Ducato di Parma e Piacenza, sua terra d'origine, dando così inizio alla quarta dinastia Borbone in Europa. Per il resto vi fu soltanto una operazione di restituzione del mal tolto, ovverosia il ripristino della situazione geopolitica esistente innanzi il conflitto.

Un risultato significativo si ebbe, però, nel nuovo assetto geopolitico della penisola italiana. Con gli accordi del Trattato di Aquisgrana, l'Italia aveva subito un riassetto tale da trasformarla in un insieme di stati dall'equilibrio stabile per lungo tempo. L'Austria aveva ripreso il possesso del milanese e ripristinato la propria influenza sul Ducato di Modena. Il regno sardo aveva acquisito ampliamenti territoriali verso la Val Padana e si era consolidato con la riappropriazione di Nizza e della Savoia. La Spagna era stata tacitata mediante la cessione del Ducato di Parma e Piacenza a Felipe di Borbone, mentre il fratello di questi rimaneva nel pieno possesso dei regni di Napoli e della Sicilia, per nulla rimessi in discussione.

L'Italia si avviava, quindi, ad un lungo periodo di stabilità che sarà scosso soltanto sul finire del secolo a seguito del coinvolgimento della penisola nei fatti legati alla rivoluzione francese e all'epopea bonapartista.